Facebook Ads: come funziona, obiettivi, target e struttura

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Se oggi vuoi fare pubblicità online, devi conoscere Facebook Ads. Grazie a questo strumento puoi creare inserzioni su Facebook, Instagram e Messenger per promuovere la tua attività. Lo usano tutti, pochi lo conoscono a fondo. In questo articolo parleremo delle basi di ciò che c’è da sapere per non cadere in errori grossolani che possono far fallire un’intera campagna inserita all’interno di una strategia di marketing per PMI o di marketing sanitario.

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Parliamo di come funziona, di come creare un target e di quali sono le caratteristiche di una buona sponsorizzazione. Strumenti di base, ma essenziali per far crescere un’azienda, la sua awareness e l’engagement che è in grado di creare.

 

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Perché usare Facebook Ads

Possiamo sintetizzare i motivi per cui è fondamentale usare Facebook Ads in questi punti:

  • Target specifico: il programma permette di rivolgere il tuo annuncio solamente alla platea a cui potrebbe interessare. Che siano giovani adolescenti di Trento o madri appassionate di cucina della provincia di Milano, Ads consente di selezionare il pubblico con una precisione altissima.
  • Statistiche dettagliate: Facebook Ads fornisce moltissimi strumenti di monitoraggio delle tue campagne. Il numero di visualizzazioni, il CTR (click-through rate) e tante altre statistiche utili a calibrare il messaggio per il miglior risultato possibile.
  • Platea: chi di noi non è iscritto almeno a uno tra Facebook e Instagram? Il pubblico di Facebook Ads è sterminato e questo è fondamentale per un’azienda. Tutti i potenziali clienti devono essere esposti alla campagna e, sui social network, nessuno viene escluso.

Oggi Google e Facebook gestiscono il 64% delle spese pubblicitarie mondiali e questo dato è inevitabilmente destinato ad aumentare. Anche per questo, usare Facebook Ads, o almeno conoscerlo, sta diventando sempre più un obbligo per chi fa pubblicità online. Ma come funziona questa grande piattaforma?

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Algoritmo Facebook Ads: come funziona

Gli spazi pubblicitari sono pochi, gli inserzionisti molti. L’algoritmo governa l’incontro tra domanda e offerta. E dunque, come è fatto questo algoritmo?

Il principio base è quello dell’asta. Chi offre di più ottiene lo slot, semplice. Se ci sono due aziende che competono per rivolgersi allo stesso pubblico, quella delle due che è disposta a pagare di più per ottenere l’impression, se l’aggiudica. Questo in generale.

Andando nel dettaglio, però, le cose si fanno più complesse. Pensaci: se gli spazi andassero semplicemente a chi paga di più, avremmo bacheche affollate solo ed esclusivamente da ads di grandi marche. Per Facebook Ads, invece, esistono diversi altri criteri che permettono di assegnare più correttamente gli slot.

Elencandoli brevemente: target e settore di riferimento, giorni e ore degli ads, territorio di riferimento, obiettivo della campagna, format scelto e il fatidico punteggio di pertinenza.

Più un Ad è guardato e cliccato dagli user, più aumenta il suo punteggio di pertinenza e Facebook Ads sarà ben felice di mostrarlo più spesso al target scelto. Se, al contrario, non viene mai preso in considerazione, l’applicazione lo considererà un contenuto negativo per l’esperienza social dell’utente e lo penalizzerà.

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Obiettivi delle campagne Facebook Ads

Ogni campagna di Facebook Ads inizia con un obiettivo. Gli obiettivi indicano la via e influenzano già l’algoritmo che poi porterà il messaggio pubblicitario all’utente finale. I più comuni sono:

  • Mettere in evidenza un post di Facebook o Instagram.
  • Promuovere la propria pagina, obiettivo generico per tutti (altamente sconsigliato).
  • Promuovere l’azienda a livello locale, pensato per le piccole e medie imprese, ma sconsigliato per esperienza.
  • Fai crescere la tua azienda, perfetto per un progetto di comunicazione a lungo termine.

Oltre a questi, esistono altri tre obiettivi più specifici, che mirano a ottenere specifiche interazioni da parte dell’utente:

  • Ottieni più interazioni.
  • Ricevi più messaggi.
  • Ricevi più visite sul sito web.

Questi tre vengono utilizzati spesso come campagne ‘complementari’ a una di più ampio respiro. Per la grande maggioranza dei casi, si preferisce iniziare da obiettivi di awareness e brand building.

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Target delle campagne Facebook Ads

Uno degli strumenti più potenti di Facebook Ads è la selezione del target. A ogni campagna che creiamo ci viene chiesto a chi il messaggio pubblicitario va indirizzato, così siamo in grado di personalizzare il nostro pubblico.

Tra i filtri utilizzabili troviamo: età, posizione geografica, genere, posizione finanziaria, avvenimenti importanti, interessi, e tantissimi comportamenti. Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica tuttavia, queste opzioni si sono drasticamente ridotte, soprattutto per quel che riguarda la professione dell’utente. Al punto che spesso se si vuole raggiungere un target professionale ben definito conviene usare le Ads di LinkedIn, nonostante l’alto costo delle stesse.

Esclusi casi particolari comunque, è davvero impressionante il livello di dettaglio che si può raggiungere su Facebook Ads. Possiamo, per esempio, filtrare in base al browser di accesso, al sistema operativo, alla qualità della connessione. O ancora: possiamo individuare i genitori di figli in età prescolare o le persone fidanzate da meno di 30 giorni (anche alcune di queste targettizazzioni col tempo vengono rimosse nel maggior rispetto della privacy). Insomma, spaccare il capello è un’operazione grossolana a confronto.

Alla fine della selezione del target, Facebook Ads indica se la platea finale è troppo stretta, troppo ampia o bilanciata. Decidere di confermare un pubblico troppo preciso o troppo generico rischia di dare problemi durante le campagne. Sarà a quel punto più difficile trovare degli spazi disponibili in cui inserire il proprio annuncio.

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Struttura della sponsorizzazione

Generalmente le campagne di Facebook Ads si compongono di tre parti: un’immagine (o video), un titolo e una descrizione. Ovviamente queste variano in base al tipo di sponsorizzazione che stiamo creando, ma nella maggior parte dei casi, questi 3 elementi sono sempre presenti.

L’immagine deve rispettare le linee guida del social a partire dalle dimensioni. Le proporzioni devono andare da 1,91:1 a 1:1, quindi da formato rettangolare a quadrato. Il file deve essere jpg o png e la definizione consigliata è di 1080×1080 per i formati quadrati e 1920×1080 per quelli rettangolari. Per questo motivo occorre una progettazione grafica ad hoc per rendere belle e funzionali le campagne.

Così anche i video, che devono avere proporzioni incluse tra 9:16 e 16:9, durata massima di 240 minuti. Viene consigliata la compressione H.264, in pixel quadrati, con frequenza di fotogrammi fissa, scansione progressiva e compressione audio AAC stereo ad almeno 128 kbps.

Per quanto riguarda il titolo, abbiamo a disposizione 25 caratteri. Solitamente si inserisce il nome dell’azienda, un brevissimo invito all’azione o un’espressione evocativa. La descrizione permette più libertà, essendo commisurata a quelle dei post tradizionali. La descrizione è l’anima della sponsorizzazione: dal copy dipende in buona parte l’esito della campagna.

Per una buona sponsorizzazione è dunque fondamentale conoscere i limiti tecnici così come bisogna avere un’idea e comunicarla al meglio.
Un testo accattivante, immagini o video di qualità che sappiano emozionare e informare al meglio il target sono essenziali. Insomma SEO e copywriting persuasivo e storytelling sono le colonne portanti di una sponsorizzazione Facebook efficace.

Facebook Ads può essere (ed è) lo strumento più perfetto e preciso del mondo, ma, alla fine, quello che fa davvero la differenza è il contenuto delle nostre inserzioni.

Leggi anche l’articolo: Cosa è lo storytelling e perchè è importante nel marketing.

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Cosa è lo storytelling e perchè è importante nel marketing

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Il termine storytelling è entrato prepotentemente nel gergo del marketing aziendale nel corso degli ultimi anni. Il suo uso (e talvolta il suo abuso) hanno portato però a una certa confusione. Se apparentemente tutto all’interno della comunicazione aziendale può essere inserito nel calderone dello storytelling, in cosa consiste di preciso questa fondamentale strategia comunicativa?

Capirlo è fondamentale per sfruttare tutte le sue enormi potenzialità.

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Definizione di storytelling

A livello puramente letterale, fare story-telling significa raccontare una storia.

Il significato dello storytelling nel corso dello sviluppo della società umana è enorme: attraverso la cultura orale, cioè il racconto di antiche storie, i nostri avi trasmettevano le conoscenze più preziose per la continua costruzione e soprattutto per la sopravvivenza della loro comunità.

Attraverso il racconto gli esseri umani sono riusciti a dare forma coerente al caos di esperienze offerte dal mondo: è per questo motivo che le antiche storie e le antiche leggende hanno sempre uno scopo educativo.

Lo storytelling funziona perché il nostro cervello è “programmato” per organizzare e immagazzinare nozioni in forma narrativa, stabilendo tra di esse relazioni logiche e comprensibili.

Le parole non sono l’unico strumento di cui si avvale lo storytelling: azioni, immagini e reazioni psico fisiche sono strumenti preziosi quanto il testo, se non addirittura di più. Per questo motivo è strettamente necessario riuscire a utilizzarli tutti in maniera coerente nel digital storytelling, ovvero nella narrazione veicolata attraverso gli strumenti digitali.

Applicando le dinamiche narrative nel business sia nel marketing per PMI, che nel marketing Sanitario gli autori possono creare storie che coinvolgono i potenziali clienti: interazione e partecipazione sono due caratteristiche fondamentali dello storytelling.

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Perchè funziona perfettamente la coppia digital storytelling – marketing

Il marketing è quell’insieme di tecniche e di strategie utilizzate per convincere un potenziale cliente a trasformarsi in un cliente effettivo procedendo all’acquisto di beni e servizi.

Il motivo per cui la coppia digital storytelling – marketing funziona perfettamente è il cambio di prospettiva da parte del cliente finale: non c’è più solo il bisogno di trovare una soluzione pratica e veloce ad un problema da soddisfare tramite un prodotto, ma anche quello di riconoscersi nei valori del brand che lo vende.

I motivi per cui oggi si decide di acquistare un determinato prodotto rispetto a uno simile ma di un brand differente quindi non è soltanto la qualità di cui una determinata marca è sinonimo, ma anche tutto l’immaginario che si costruisce intorno a quel prodotto attraverso lo storytelling aziendale dell’azienda produttrice.

Fino a non molti decenni fa, una delle funzioni del marketing creato attorno a un prodotto era l’elevazione di quel prodotto a status symbol. Possedere un determinato prodotto consente immediatamente di entrare all’interno di una cerchia ristretta di persone “vincenti” o comunque privilegiate rispetto ad altre.

Anche se la funzione di status symbol di molti prodotti è ancora fondamentale, basta pensare a tutta la gamma di prodotti Apple, oggi il consumatore ha sviluppato bisogni di tipo etico che prima non possedeva o che possedeva in maniera minore.

Oggi non acquistiamo un prodotto solo per la sua utilità o per lo “status sociale” a cui permette di accedere: acquistiamo un prodotto per come ci fa sentire e perchè ci fa diventare protagonisti di una storia.

Lo storytelling aziendale dev’essere in grado di raccontare l’azienda mettendola in stretta relazione con i principi etici condivisi dal suo target di riferimento, riuscendo a stabilire una forte connessione emotiva tra l’azienda e il cliente, una sorta di alleanza che il cliente ha voglia di stringere e di mantenere nel tempo.

Raccontandosi nella maniera più diretta ed efficace possibile, un’azienda deve condividere con il cliente:

  • la propria storia: “Chi Siamo”
  • i propri valori aziendali: “In Cosa Crediamo”
  • i propri obiettivi: “Cosa Facciamo e Cosa Faremo”

“Quest’azienda condivide i tuoi stessi valori e vuole che tu diventi colui che li diffonde” è il messaggio di base che dovrebbe essere veicolato dal digital storytelling pensato come storytelling aziendale.

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Esempi di storytelling che funziona

La Coca Cola è uno dei marchi che ha prodotto uno storytelling coerente ed efficace nel corso di decenni, rimanendo sempre fedele ai propri valori e riuscendo a “vendere” non soltanto una bibita ma tutta una costellazione di valori. Amicizia, condivisione, armonia, sentimenti di allegria e leggerezza sono sempre veicolati dai suoi spot e dal complesso della sua comunicazione aziendale da decenni a questa parte.

Barilla è un marchio storico che è diventato sinonimo di “pasta italiana”. Il suo storytelling, dai tempi della bambina con l’impermeabile giallo fino al recentissimo spot che ha raccontato il lockdown, si rifà ai valori della tradizione familiare e della convivialità. Lo storytelling aziendale di Barilla è stato in grado di raccontare un presente trasmettendo al pubblico serenità e sicurezza anche in un momento storico difficilissimo come quello che l’Italia ha attraversato negli ultimi mesi, mantenendo inalterata la fiducia del pubblico nei confronti del brand.

Leggi anche l’articolo: Cosa è una landing page e a cosa serve.

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Cosa è una landing page e a cosa serve

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Vuoi vendere i tuoi prodotti o i tuoi servizi on line? Hai bisogno di un sito web.

Vuoi che la maggior parte degli utenti del tuo sito si trasformino in clienti? Hai bisogno di una buona landing page.

La Landing Page è lo spazio web sul quale avviene la magia: un utente si “converte” in contatto (lead) o addirittura in cliente (customer). Atterrando sulla landing page un utente viene letteralmente guidato a compiere delle azioni che interessano all’azienda e che iniziano o concludono la sua trasformazione in cliente.

Per questo motivo la progettazione di una landing page efficace è fondamentale per aumentare i contatti e le vendite ottenuti attraverso un sito web.

Per creare una landing page di successo bisogna seguire delle regole semplici ma fondamentali e, soprattutto, non trascurare alcun dettaglio.

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Cos’è una Landing Page

Prima di definire cos’è una Landing Page è bene definire cosa non è: una landing page non è la Home Page di un sito. La Home accoglie il cliente, fornisce una serie di informazioni in merito all’azienda nonché ai prodotti e ai servizi che essa commercializza. La home page è quindi il punto di partenza dello storytelling aziendale e, spesso, è una pagina dinamica che viene aggiornata mano a mano che vengono inseriti contenuti sul sito o con una rotazione programmata degli stessi contenuti. Solitamente nella Home Page compare anche il modulo relativo al blog e news.

A differenza della Home Page, la Landing Page è una pagina statica ed è essenziale nella sua strutturazione. Contiene pochissimi elementi grafici e testuali tutti finalizzati a far compiere un’azione specifica all’utente. Infatti l’aspetto fondamentale che caratterizza questa tipologia di pagina destinata al marketing per PMI è che l’utente non deve essere distratto da altri link che lo conducono a navigare verso altre pagine: quindi lontano dalla conversione finale.

A seconda dello scopo con cui sono create, le Landing Page si dividono in Lead Page e Sales Page.

Una Lead Page è finalizzata alla raccolta dati degli utenti, il più importante dei quali è l’indirizzo email utile per la creazione di una mailing list da utilizzare per l’email marketing, ovvero per il direct marketing.

Al fine di convincere il cliente a lasciare i propri dati, la Lead Page offre qualcosa in cambio all’utente. Esempi tipici sono ebook, webinar, prove gratuite e così via.

Una Sales Page è invece finalizzata a portare l’utente ad effettuare un acquisto, attivando direttamente la sua trasformazione da utente a cliente.

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Come creare una landing page efficace

Una Landing Page strutturata ad arte è in grado di alzare il tasso di conversione anche del 2,35%. Date le sue potenzialità è necessario operare con la massima attenzione nel momento in cui si va a definire la Landing Page del proprio sito. Per la progettazione e la creazione di Landing Page ad hoc bisogna rivolgersi a una web agency.

Innanzitutto è necessario stabilire l’obiettivo che si vuole raggiungere attraverso la Landing Page: aumentare la lead generation attraverso l’iscrizione alla newsletter implementando una strategia di funnel marketing, spingere determinati prodotti e servizi, condurre gli utenti a cliccare su una pagina social o su una pagina web. Tutti questi sono obiettivi potenziali tra i quali è necessario scegliere il più adatto alla propria azienda e ai propri scopi. Le perfomance della pagina devono essere sempre misurabili: in questo modo si capisce se la Landing Page è efficace oppure se è necessario fare delle modifiche nella struttura o nella progettazione grafica.

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La Landing Page deve proporre un vantaggio concreto, cioè fare una proposta di valore a coloro che vi “atterrano sopra”. Per farlo è necessario individuare il bisogno degli utenti, espresso o implicito, e soddisfarlo in maniera utile e realmente apprezzabile.

A questo fine è strettamente necessario descrivere la propria USP, cioè la Unique Selling Proposition offerta dall’azienda. La Unique Selling Proposition è ciò che rende assolutamente unico il prodotto o il servizio offerto dall’azienda. È ciò che risponde alle domande: “Perché acquistare questo determinato prodotto dalla specifica azienda? Cosa li diversifica dagli altri? Perchè mi conviene?”.

A livello tecnico una Landing Page efficace deve contenere:

  • Testi brevi e diretti: meglio se ripetuti in vari punti anche sotto forma di elenco puntato. Spesso l’utente legge “a saltare” oppure non ha tempo quindi un riepilogo in punti cattura meglio la sua attenzione.
  • Immagini emozionali ed esplicative: le foto o gli elementi grafici devono essere facilmente visibili e devono catalizzare lo sguardo verso le CTA. Per esempio se mettiamo la foto di una persona è fondamentale che abbia lo sguardo rivolto verso il bottone.
  • Call to action: ben evidenziate con bottoni dai colori vivi e con testo con invito esplicito: “Acquista ora”, “Iscriviti alla newsletter”, “Leggi i nostri articoli.”
  • Testimonianze: mostrare le recensioni positive di chi ha già provato un prodotto o un servizio è un tassello fondamentale nella persuasione degli utenti che nutrono ancora qualche dubbio sull’acquisto.

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Landing page: esempi

Spotify è un servizio di streaming musicale che propone una landing page ottimizzata. Essenziale, colori ad alto contrasto, testi stringati e che vanno subito al sodo e una call to action in evidenza.

Google ha strutturato la sua Landing Page per il servizio Drive con elementi basilari ma di sicuro impatto: i testi evidenziano la facilità di utilizzo e c’è subito la CTA con pulsante per effettuare la prova gratuita. Una parte differenziante rispetto a Spotify è l’inserimento delle recensioni. Queste sono una leva di convincimento molto importante.

Leggi anche l’articolo sul Marketing Sanitario: Marketing sanitario: definizione, strategie, esempi.

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Cosa è il direct marketing: definizione, a che serve, esempi

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Il web ha offerto alle aziende moltissimi nuovi strumenti che consentono di arrivare direttamente al potenziale cliente.

Più efficiente, più versatile e più economico del marketing tradizionale, il Direct Marketing ha rivoluzionato l’approccio della comunicazione pubblicitaria moderna e ha creato per le aziende scenari e occasioni inimmaginabili fino a pochissimi anni fa.

Quali sono le caratteristiche principali di questa tecnica, e quali sono le differenze con il marketing tradizionale offline?

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Direct Marketing: definizione

Il Direct Marketing, cioè il Marketing Diretto, è quell’insieme di strategie comunicative che consente a un’azienda di “parlare” al proprio cliente ideale senza intermediari.

Questa tipologia di marketing quindi si rivolge subito al target di riferimento e in questo modo non disperde investimenti, tempo ed energie in fronzoli inutili come avviene spesso in altri approcci.

L’obiettivo concreto del Direct Marketing è portare un potenziale cliente a compiere un’azione: fornire dati personali per la profilazione, cliccare sul sito o sullo shop dell’azienda, eseguire un acquisto.

Tra i principali pregi di questa tecnica di marketing c’è il fatto di produrre risultati misurabili che permettono all’azienda di correggere gli errori e migliorare le performance della propria azione di marketing durante la campagna successiva.

Per valutare oggettivamente l’apporto di questa tipologia di marketing per PMI basta guardare ad un dato statistico riguardante l’indice ROI, cioè il Return Of Investement, che è altissimo: per 38 $ investiti il ritoro è del 3.800%.

Il Direct marketing è adatto potenzialmente a tutte le tipologie di aziende, dal momento che esistono moltissimi canali tra cui scegliere e su cui concentrare i propri sforzi. Chiaramente avere anche una pianificazione che integra il funnel marketing è un plus non indifferente: in questo modo costruiamo un database che è essenziale per poi procedere con le campagne DEM (Direct email marketing).

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Perché fare Direct Email Marketing?

Il Direct Email Marketing consiste nell’invio di email a contatti già acquisiti e profilati in un database appositamente creato e strutturato.

La modalità di acquisizione della lista è fondamentale per il successo della campagna pubblicitaria che si intende avviare.

Se la lista in questione è stata comprata o affittata da appositi siti web, con ogni probabilità la campagna darà pochi risultati: non sono clienti in target che sono arrivati sul nostro sito per un motivo specifico e hanno deciso di iscriversi. Di conseguenza anche la conversione in clienti effettivi sarà quasi impossibile su questi contatti perchè sono ciò che in gergo tecnico viene definito “contatti freddi.”

La questione è completamente diversa se per la propria campagna di Email Marketing si utilizza una lista di contatti ottenuta tramite l’iscrizione diretta di persone interessate, cioè da “clienti caldi” che hanno già manifestato interesse per l’azienda o il prodotto in questione: solitamente si implementa un modulo ad hoc nella fase della creazione sito web. In questo caso si devono confezionare email “su misura” per spingere particolari promozioni, o far conoscere prodotti in linea con gli acquisti che i clienti hanno già effettuato in passato.

Il testo della mail e le offerte in esso contenute risultano assai più accattivanti e convincenti quando danno al potenziale cliente l’impressione che il prodotto o l’offerta pubblicizzati sono fatti “apposta per lui”.

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Terminologia ed esempi di marketing a risposta diretta

Per costruire un’efficace strategia di Email Marketing è necessario conoscere la terminologia tecnica del settore. Ecco un elenco dei termini fondamentali:

  • Open Rate – Questo parametro indica quante volte è stato aperto il messaggio con cui si veicola il proprio messaggio.
  • Click Through Rate – Indica quante volte un potenziale cliente ha cliccato su un banner pubblicitario per accedere all’offerta pubblicizzata.
  • Unsubscribe Rate – Da una mailing list ci si può disiscrivere: questo parametro indica la percentuale di contatti che, dopo aver ricevuto alcune mail, decidono di non volerne ricevere altre.
  • Bounce Back – Alcuni indirizzi email (anche quelli forniti direttamente dai clienti) sono scritti in maniera scorretta. Questo comporta che una certa percentuale di mail inviate a una mailing list torni indietro e questo parametro indica gli indirizzi da cancellare perchè inutili.

Per quel che riguarda gli esempi di marketing a risposta diretta è bene sempre partire dalla nostra esperienza come clienti. Vi è mai capitato di ricevere magari una newsletter in occasione del vostro compleanno con un deal dedicato solo a voi? Oppure un invito a partecipare per un evento di un’azienda che magari inaugura un nuovo punto vendita. Ecco questi sono tutti esempi concreti di direct marketing: far sentire speciale un cliente che già si identifica con il vostro brand, altrimenti non si sarebbe fidato di voi lasciandovi i suoi contatti, è il passo finale verso la conversione.

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Direct Response Marketing vs Marketing Offline

Rispetto al Marketing offline, ovvero quello tradizionale, il Direct Response Marketing che viene effettuato on line presenta una serie di vantaggi:

  • Value for money – Il Direct Marketing ha un value for money percepibile e soprattutto misurabile. Quando invece l’azienda paga un’inserzione pubblicitaria su un cartellone non saprà mai quanti di quelli che l’hanno vista sono poi andati da loro a comprare i prodotti.
  • Sforzi mirati – Allo stesso modo se ho un cliente che conosco già in base ai suoi interessi cerco proprio lui e mi concentro solo su di lui. Sparare pubblicità a casaccio nel mucchio ha solo un effetto controproducente, fino a sfociare nell’antipatia verso un brand e nella refrattarietà. Limitando quindi la platea dei possibili acquirenti anche gli investimenti sono ponderati.
  • Data driven communication – I dati generati dai vari strumenti di analisi che possono essere messi in campo vanno analizzati da una web agency esperta per poter guidare ancora meglio ottimizzando il budget investito da parte dell’azienda.

Leggi anche l’articolo: Marketing sanitario: definizione, strategie, esempi.

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Marketing sanitario: definizione, strategie, esempi

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Perché la professione medica ha bisogno del marketing? In cosa il marketing sanitario è differente rispetto alle strategie di marketing che funzionano per qualsiasi altro settore?

La risposta a queste domande dipende proprio dal settore a cui ci stiamo riferendo: la professione medica non è una professione qualsiasi dal momento che si basa su principi etici non comuni e ha uno scopo più sensibile perchè riguarda la vita delle persone, rispetto a moltissime altre attività.

Cosa significa curare una strategia di marketing in maniera che sia cucita su misura per le esigenze di un professionista o per una struttura di un settore medico? Quali sono i benefici che si ottengono da una buona strategia di marketing sanitario?

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Cos’è il marketing sanitario?

Il marketing sanitario è l’insieme di quegli accorgimenti e implementazioni che funzionano esclusivamente per il settore medico: parliamo infatti di un ambiente che ha le sue regole per cui occorre conoscere a fondo questo mondo e come si fa comunicazione al suo interno.

L’obiettivo finale è quello di creare una presenza on line del professionista o del centro medico perfettamente in linea con il suo settore e con il tono di voce adatto. Questo significa innanzitutto avere una coerente visione d’insieme, mirata a far sì che il cliente sia presente on line con un personal branding che lo rappresenti pienamente, con un sito web funzionale e utile per il paziente, con una presenza social positiva in grado di veicolare contenuti informativi per dimostrare che è un esperto nella sua specializzazione e allo stesso tempo di creare legami empatici con pazienti vecchi e nuovi.

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Tutte le fasi della migliore strategia di marketing sanitario

La messa a punto di una strategia segue degli step ben precisi nell’ambito del marketing sanitario e si pone diversi obiettivi tra cui:

  • Creare una reputazione positiva per il cliente che si impernia sulla fiducia
  • Evidenziare la professionalità e l’eccellenza del cliente nel suo ambito
  • Aumentare i contatti con i potenziali clienti e mantenere il rapporto con quelli già acquisiti attraverso mostrandosi sempre reperibili

Nel caso di un cliente nell’ambito sanitario quindi la campagna di marketing che studiamo per lui non si rivolge a semplici consumatori ma a pazienti, cioè a persone che gli affidano letteralmente la propria salute e la propria vita. Ecco perchè commettere un passo falso on line danneggiando la propria reputazione ha delle ripercussioni gravissime a livello di immagine.

Analisi preliminare e brand creation

La campagna di marketing sanitario parte da un’accurata analisi del settore tenendo conto della professionalità e della strutturazione, nel caso di centri medici, del cliente.

Le premesse da cui partire sono infatti molteplici e possono influenzare pesantemente la strategia di comunicazione:

  • Il cliente lavora già da anni oppure si è appena affacciato ad operare nel settore?
  • Il cliente si occupa solo di problemi legati ad una branca di specializzazione o ne copre di più?
  • La realtà che lo circonda è quella di una grande metropoli o di una piccola cittadina?

Rispondere a tutte queste domande consente di definire la situazione di partenza al fine di determinare la strategia di marketing efficace da intraprendere per creare un’immagine convincente e adatta. Inoltre è necessario capire cosa differenzia quel cliente da tutti gli altri e valorizzare la sua USP: unique selling proposition.

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Creazione della presenza on line

Un cliente in ambito sanitario dev’essere rappresentato on line attraverso la creazione di un sito internet facilmente navigabile da parte dei suoi pazienti: attraverso di esso diffonde e condivide informazioni utili e consigli in merito alla propria specializzazione. Così diventa il punto di riferimento e l’esperto da consultare.

Il sito necessita di una consulenza SEO per ottimizzare i contenuti: così facendo risulterà visibile ad un gran numero di potenziali clienti/pazienti.

I social sono infine uno strumento cardine nel marketing sanitario: il tono di voce che deve essere impiegato sulle piattaforme è in continuità con quello del sito istituzionale. Attraverso la gestione social network professionale il cliente riesce ad entrare davvero in contatto con i pazienti e si fa raggiungere da loro che sono felici di essere sempre seguiti.

Reinvestire sul marketing

In questo settore così delicato occorre rivolgere continuamente energie e sforzi sia a livello di tempo, che a livello economico nel marketing sanitario. Questo perchè i pazienti finali devono sempre ricevere attenzioni e la presenza online è fondamentale in questo. Inoltre il professionista o il centro medico sanno benissimo che la medicina è in costante aggiornamento quindi il comunicare che anche loro sono al passo coi tempi è di cruciale importanza.

La percezione dei loro utenti finali a quel punto è assolutamente positiva. Per tutti questi motivi un progetto di marketing sanitario solitamente si prolunga nel tempo.

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Esempi di marketing sanitario

Il marketing sanitario è un marketing ad alta specializzazione che non può e non deve assolutamente essere improvvisato dal fai da te. Abbiamo applicato i principi di marketing sanitario nella realizzazione del progetto con il Professore Neurologo Fabio Antonaci e con un gruppo di cliniche di cui abbiamo realizzato un case study.

Leggi anche l’articolo: Nuovo sito web per lo studio dentistico del Dottor Gola.

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Cosa è il funnel nel marketing

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Il funnel marketing è un argomento di cui si è discusso moltissimo negli ultimi anni.

Le aziende che stanno costruendo o che vogliono sviluppare la propria presenza on line si rivolgono agli esperti di funnel marketing per farsi conoscere e aumentare le vendite, utilizzando a questo scopo un’ampia serie di canali digitali.

Ecco cos’è il funnel marketing e quali sono, nel dettaglio, le fasi in cui si sviluppa.

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Definizione di funnel marketing

Il funnel marketing è una strategia di marketing per PMI che consente alle aziende di instaurare un rapporto diretto e proficuo con le persone che compongono il target dei loro prodotti o servizi.

Le persone potenzialmente interessante ad eseguire un acquisto vengono guidate passo passo attraverso il funnel, fino a eseguire un’operazione d’acquisto: l’obiettivo è trasformare persone che non erano mai entrate in contatto con un marchio o con un prodotto in clienti soddisfatti e affezionati.

La parola “funnel” in inglese significa “imbuto” e il motivo per cui è stato scelto questo nome è molto semplice: la funzione pratica di un imbuto è quella di incanalare grandi quantità di liquido verso un punto preciso: alla stessa maniera la strategia del funnel marketing è finalizzata a incanalare l’attenzione di un vasto pubblico verso il compimento di una determinata azione, tipicamente l’acquisto di un prodotto o di un servizio.

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A cosa serve il funnel di vendita

Il funnel di vendita è finalizzato a guidare il potenziale cliente (lead) verso un’azione di vendita “intercettando” i suoi bisogni nel momento in cui essi si presentano e offrendo una soluzione adeguata a soddisfarli.

Naturalmente il prodotto o il servizio che si intende vendere deve essere presentato come la soluzione migliore o più conveniente per il soddisfacimento di quel bisogno specifico, successivamente si deve agire su più fronti al fine di convincere il cliente ad eseguire l’acquisto.

La conoscenza del proprio target di vendita è un requisito fondamentale per la progettazione e la messa in opera di una campagna di funnel marketing.

La definizione di alcuni modelli di clienti ideali (buyer personas) permetterà di definire con puntualità quali sono le abitudini social dei propri potenziali clienti, quali sono i prodotti che acquistano normalmente o almeno i loro brand di riferimento. Il loro sesso e la loro età naturalmente sono informazioni vitali per la corretta definizione del target.

Una volta conclusa la fase della profilazione dei clienti si può passare a strutturare una strategia di funnel marketing vera e propria che riesca a rivolgersi con precisione quasi chirurgica ai clienti ideali dell’azienda.

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Le fasi del funnel marketing

Come già detto, il funnel marketing “accompagna” passo passo il cliente verso l’acquisto attraverso una serie di azioni che corrispondono a vari livelli sempre più profondi dell’imbuto.

Fase 1 – Awareness (Consapevolezza)

In questa fase si ha a che fare con un cosiddetto “cliente freddo” o “lead”. Si tratta di un cliente che ha un bisogno specifico, ma che non conosce né il brand né il prodotto che si intende vendere attraverso il funnel commerciale che stiamo mettendo in atto.

Compito della strategia sarà rendere noto il prodotto al cliente attirando la sua attenzione.

Fase 2 – Interest (Interesse)

Dopo aver reso il potenziale cliente consapevole dell’esistenza del prodotto che si intende vendere è necessario attirare il suo interesse verso il prodotto: l’ideale sarebbe che il cliente (che in questa fase viene chiamato “prospect”) faccia una ricerca su internet per ottenere informazioni sul prodotto.

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Fase 3 – Decision (Decisione)

La rete fornisce ai suoi utenti tutti gli strumenti necessari ad acquisire informazioni su un gran numero di prodotti, spesso messi sul mercato da aziende concorrenti tra loro. In questa fase è necessario indirizzare la scelta (o decisione) del cliente verso il proprio prodotto.

Fase 4 – Action (Azione)

Dopo aver scelto di acquistare il prodotto, il cliente deve passare dalle intenzioni ai fatti compiendo un’azione d’acquisto e, naturalmente, va indirizzato verso di essa.

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Funnel digital marketing: i vari strumenti

Il digital marketing mette a disposizione una vasta serie di strumenti, ognuno dei quali dà il meglio di sé in una particolare fase del funnel di vendita: quindi è importantissimo avere un’ottima gestione dei Social Network in prima istanza perchè si può ottenere l’attenzione del potenziale cliente.

Nella prima fase infatti è fondamentale un’efficace comunicazione pubblicitaria che fornisca informazioni utili e interessanti sul prodotto o sul servizio pubblicizzato. L’obiettivo di questa fase è ottenere un indirizzo email per ogni cliente.

Nella seconda fase e nella terza si inviano email agli indirizzi ottenuti, proponendo contenuti di valore (idee sull’utilizzo dei prodotti, informazioni interessanti in merito all’ambito in cui il prodotto si inserisce, eccetera) e offerte speciali esclusive per coloro che sono entrati a far parte della mailing list.

La quarta fase si sviluppa di solito attraverso un contatto diretto con il cliente: una telefonata o un incontro dal vivo sono la conclusione ideale del funnel di vendita. L’alternativa è costituita da una landing page efficace che conduce il cliente a effettuare l’acquisto on line in autonomia.

Leggi anche l’articolo: SEO cosa significa e perché è importante per il marketing.

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SEO cosa significa e perché è importante per il marketing

Chiunque abbia un sito sogna di vederlo posizionato nella prima pagina di ricerca di Google, magari addirittura in primissima posizione. Come si ottiene un risultato del genere? Non c’è una risposta semplice, dal momento che per ottenere la totale approvazione di Google (e degli altri motori di ricerca) è necessario soddisfare una lunga serie di requisiti che vanno dalla user experience fino alla velocità di caricamento delle pagine passando attraverso la rilevanza e il valore dei contenuti, cioè la loro utilità per l’utente.

L’insieme dei fattori da soddisfare per ottenere le prime posizioni sui motori di ricerca viene studiato da specialisti del settore, che fanno in modo di comprendere quali siano le strategie globali da mettere in atto per ottenere un buon posizionamento del sito. Lo studio e l’attuazione di tali strategie vanno sotto il nome di SEO.

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Breve storia della SEO per furbetti

Per molti anni la SEO ha generato intorno a sé un alone di sospetto: in passato infatti le pratiche per ottenere un buon posizionamento non erano sempre corrette. Andavano dall’acquisto di link sulle cosiddette pagine Directory da puntare verso la pagina da posizionare all’inserimento di parole chiave nascoste (la famigerata pratica del keyword stuffing) che mirava a convincere Google della rilevanza e del “valore” di una pagina web di scarsa qualità.

Oggi la SEO è molto più di questo ed è ancora uno strumento fondamentale per il posizionamento e di conseguenza per la generazione di fatturato ottenibile attraverso un sito web.

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Cosa significa l’acronimo SEO?

L’acronimo SEO indica la Search Engine Optimization, ovvero l’Ottimizzazione per i Motori di Ricerca. Ecco quindi cosa significa SEO.

A questo significato letterale con il passare del tempo se ne è aggiunto un altro: con l’acronimo viene indicato anche il consulente SEO in grado di agire a più livelli su un sito al fine di migliorare il suo posizionamento.

Tutti gli aspetti di una buona SEO

Come già detto l’ottimizzazione per i motori di ricerca non è qualcosa di semplice e di immediato. Al contrario, si tratta di un insieme complesso di aspetti su cui occorre lavorare in maniera strutturata e parallela, senza tralasciare nulla.

 

Gli aspetti principali della SEO sono:

  • SEO on-page / SEO on-site
    È l’ottimizzazione del contenuto della pagina web e riguarda principalmente il testo: questo deve includere parole chiave in maniera strategica e presentare una strutturazione di titoli e sottotitoli valida per Google. Inoltre interessa anche gli attributi delle immagini, ovvero titolo, descrizione e didascalia.
  • SEO off-page / SEO off-site
    È costituita dalla struttura di link che conducono alla pagina “partendo” da altri siti. Maggiore è il numero di link che “entra” in una pagina, maggiore è il valore che Google attribuisce alla pagina in questione. A patto, naturalmente, che i link provengano da pagine affidabili e non siano acquistati da domini di dubbia qualità
  • SEO tecnica
    Le pagine del tuo sito si caricano facilmente? La creazione del sito web è stata fatta in ottica responsive? Tutti i plug in sono correttamente installati? Un sito funzionante dal punto di vista tecnico è fondamentale per ottenere l’approvazione di Google e, per questo, è necessario affidarsi a un web developer esperto, che sappia gestire e ottimizzare il tuo sito anche dal lato programmazione.

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Quanto conta la SEO nel marketing on line?

Proporre a Google un sito ottimizzato per i motori di ricerca e quindi ottenere un buon posizionamento nelle pagine di ricerca è uno strumento di marketing fondamentale al giorno d’oggi.

Se una pagina web riesce a comparire tra i primi risultati di ricerca proposti da Google vuol dire una sola cosa: quella pagina è in grado di rispondere a una determinata esigenza di ricerca degli utenti (search intent): questi utenti possono diventare clienti potenziali (lead).

Avere un sito interessante che pubblicizza un buon prodotto, ma che non è ben posizionato sui motori di ricerca è come possedere un negozio di lusso in un deserto. I clienti non riusciranno a raggiungerlo, probabilmente non saranno nemmeno a conoscenza della sua esistenza e, di conseguenza, non acquisteranno i suoi prodotti.

Il rapporto SEO – marketing, quindi, è più stretto di quanto si pensi. Il Sarch Engine Marketing, ovvero il Marketing che si fa attraverso i motori di ricerca, si compone infatti di due discipline: SEO e SEA.

La SEA è la Search Engine Advertising, ovvero la pubblicità a pagamento sui motori di ricerca. La SEA assicura risultati sul breve periodo, ma necessita di investimenti continui per tenere alta la visibilità e quindi le vendite di un prodotto, poiché bisogna acquistare continuamente spazi pubblicitari che indirizzano sul sito i potenziali clienti.

La SEO funziona in maniera completamente diversa: gli investimenti sulla SEO di un sito (ottimizzazione tecnica, produzione di contenuti ottimizzati, eccetera) non perdono efficacia dopo un certo lasso di tempo. Al contrario, tutti gli investimenti (altri contenuti, nuove immagini, nuovi link) si sommano a quelli precedenti, aumentando continuamente il valore assoluto del sito.

Per questo motivo, se è vero che la SEA fornisce un boost iniziale o periodico, fondamentale nell’avviamento di un’attività, è anche vero che la SEO è in grado di fornire risultati consistenti sul lungo periodo.

Quindi non devi mai rinunciare alla SEO per il tuo sito internet e devi alimentarla nel tempo.

Leggi anche l’articolo: Cosa è il funnel nel marketing.

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La dinamicità dei loghi dinamici

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In Geofelix ci siamo spesso occupati dell’immagine aziendale per Piccole e Medie Imprese, liberi professionisti e aziende sanitarie, partendo tante volte dal pilastro fondamentale dell’immagine: il logo. La creazione di un logo passa da diverse fasi che sono riconducibili alla progettazione grafica. Un designer esperto prima ancora di realizzare il disegno di un logo considera tanti fattori applicando principi di comunicazione e di marketing.

Creazione logo azienda: posso realizzare un logo dinamico?

La risposta è: si, si può creare un logo aziendale. Questo perchè il logo dinamico è un logo facilmente modificabile, che non dimentica l’importanza dei valori aziendali e la riconoscibilità dell’azienda. Possiamo definirlo come un soggetto che esprime sempre gli stessi concetti, avendo la possibilità di illustarli in modo sempre differente. Il disegno di un logo dinamico può essere quindi declinato anche per un contesto aziendale.

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Che cosa caratterizza un logo dinamico?

Se volessimo fare un paragone nerd basti pensare ad un Transformer: Optimus Prime è un camion che diventa robot e viceversa, tuttavia si tratta sempre del capo degli Autobot. Optimus ha solo due trasformazioni, il logo dinamico invece ne ha potenzialmente di infinite, ovvero pari alla creatività del grafico e dell’azienda nel coniugare il logo dinamico nella specifica occorrenza, mantenendone i valori e la riconoscibilità inalterati. L’esempio per eccellenza di logo dinamico è il logo di MTV. Quasi ad ogni spot, la M, la T e la V diventano vivi, si modificano e sorprendono l’utente, prendendo alla fine la forma che ricorda perfettamente il logo originale.

Perché è un logo dinamico e non un logo statico?

Il logo statico rimane sempre uguale a se stesso ed ogni elemento è studiato per far parte di quello schema prefigurato. Tipicamente un logo statico è un logo che per decenni non viene modificato in nessuno dei suoi aspetti: questa scelta è effettuata da quelle aziende ormai talmente identificate col loro simbolo, che risulta impensabile pensarle senza di esso. Prima di procedere dobbiamo fare un distinguo importantissimo tra restyling e logo dinamico. Il restyling di un logo statico ha come risultato un altro logo statico adeguato ai canoni di design e caratteristiche più moderne. L’operazione di svecchiamento serve a tutte quelle aziende che hanno intenzione di avvicinarsi con un approccio nuovo al mercato, magari rivolgendosi anche ad un nuovo target di consumatori e clienti finali.

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ATTENZIONE: non confondiamo il visual hammer, ovvero il logo statico immutabile perché forte e iconico (CocaCola, la Bottiglia CocaCola, altro visual hammer) con i loghi immutati per pigrizia o attaccamento. A volte percepiamo come iconico il nostro segno distintivo solo per affetto, attaccamento, mentre dal pubblico il nostro “Logo Storico” potrebbe essere percepito solo come vecchio, non come “antico”.

Il logo dinamico presenta degli elementi, all’interno del suo insieme, che possono essere modificati e sostituiti. Conserva nella sua essenza la tendenza a cambiarsi, restando fedele al design originario alterandolo in parte, senza stravolgimenti eclatanti. Tipicamente, quando siamo di fronte ad un logo del genere, siamo coinvolti positivamente a scoprirne come ci sorprenderà e a immaginarne nuove possibili declinazioni. Esempi lampanti di logo dinamico sono la mela del logo Apple, o il logo di Windows.

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Come creiamo un logo dinamico?

Innanzitutto la base di sviluppo di un logo statico o un logo dinamico è pressoché identica.
Infatti partiamo con l’elaborazione di una griglia grafica che tiene conto di proporzioni precise, del livello di stilizzazione della figura e del rapporto che abbiamo intenzione di impostare tra pieni e vuoti. Il processo creativo segue diverse fasi in base alle richieste del cliente e che infine sfociano in una serie di proposte.

Arrivati a questo punto, vogliamo mostrarvi un esempio di un logo dinamico ideato per un libero professionista che lavora in una palestra come istruttore di Allenamento Funzionale.
Abbiamo parlato della dinamicità vista come movimento ed è quello che ci suggerisce la figura del guerriero spartano.

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Il pubblico del fitness è, per antonomasia, composto da consumatori che fanno del movimento una legge di vita e, in questo ambito, sappiamo come gli allenamenti e gli esercizi inventano sempre nuovi trend. Nel logo dinamico attuale è presente una kettlebell perchè è uno degli strumenti utilizzati per la maggior parte degli esercizi funzionali.
Sappiamo però che già sta prendendo piede la moda della clubbell: una specie di mazza da baseball con cui effettuare vari movimenti armonici. Quindi come possiamo far evolvere il nostro logo dinamico? Basta sostituire la kettlebell con la clubbell ed eccovi il risultato.

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Altro esempio di logo dinamico è quello che abbiamo creato per il fisioterapista Andrea Civardi. I colori pastello e la silhouette stilizzano perfettamente un corpo in armonia, che ha ritrovato il benessere psico-fisico: l’obiettivo principale della riabilitazione e dei trattamenti è proprio questo.

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La declinazione delle linee può essere tracciata in tanti modi diversi assumendo nuovi andamenti curvilinei, oppure possiamo inserire un nuovo elemento legato ad una nuova tecnica come la TECAR. La tonalità verde pastello è perfetta perchè la associamo con una situazione di equilibrio e di mancanza di alterazioni psico-fisiche.

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Ti invitiamo a guardare la pagina relativa alla Progettazione Grafica cliccando qui.

Leggi anche l’articolo: 5 consigli pratici per vetrofanie che spaccano.

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Marketing Sanitario e Data Driven Communication: portare al successo un gruppo di cliniche.

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Quando hai un problema di salute apri l‘enciclopedia o cerchi su google? E se non hai il tuo dottore di fiducia, lo cerchi sulle Pagine Bianche di carta o su Google? E se il dottore sei tu, pensi che la gente scelga te perché ha visto il tuo manifesto per strada 6 mesi fa passando a 70Km/h in auto, o perché ti ha trovato su Google il giorno che aveva mal di denti?

In questo articolo ti mostro come usiamo la Comunicazione Guidata dai Numeri per far decollare il web Marketing Sanitario di un gruppo di cliniche in soli 6 mesi.

Cominciamo dal risultato finale:

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Il mondo della comunicazione è cambiato radicalmente perché sono cambiate le abitudini degli utenti: le persone cercano sui motori di ricerca quello che gli serve e odiano la pubblicità, per cui sparare alla cieca pubblicità non risulta utile perché verrà snobbata, mentre il buon investimento è fornire la soluzione a un problema nel momento in cui il problema si pone.

“Ma quindi non serve la creazione di un sito internet bello? Certo che serve! Ma la progettazione grafica del design deve essere funzionale e subordinato alle esigenze dei dati. Non viceversa.

Web marketing sanitario: le 3 fasi

Nel web marketing sanitario ci sono 3 fasi per cui procediamo con ordine:

  1. FASE ANALITICA. INDIVIDUAZIONE DELLE KEYWORD, DEL PUBBLICO TARGET E DEL SUO COMPORTAMENTO: I MATTONI DELLA CASA

L’attività di data collection e reporting con il cliente è un’abitudine virtuosa perché aiuta a schematizzare il processo di acquisizione dei clienti, sia online che offline. Poi si passa all’analisi del sito web. Quindi la consulenza SEO rappresenta uno step fondamentale.
Le cliniche avevano già un sito web, ma era scarsamente indicizzato e non era collegato a Google Analytics. L’analisi dei comportamenti del pubblico era quindi purtroppo preclusa. Allora siamo passati all’analisi delle Keyword e alla creazione di un rapporto dettagliato sui parametri “oggettivi” del sito web, nonché a un confronto con la concorrenza sul territorio. 

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2. FASE CREATIVA. INDIVIDUAZIONE DELLO STORYTELLING AZIENDALE, DEL TONO DI CONVERSAZIONE, E DELLA CUSTOMER EXPERIENCE

Anche nel caso di questo sito web abbiamo scelto, insieme ai dirigenti aziendali, quale tono di conversazione utilizzare, su cosa imperniare lo storytelling aziendale, e il tipo di customer experience da fornire. Se scelti bene, questi ingredienti tengono incollato l’utente al sito una volta che lo hanno raggiunto.

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3. FASE TECNICA. CREAZIONE DEL SITO WEB, CON TESTI E IMMAGINI APPROPRIATI, COLLEGAMENTO AI VARI TOOL DI MONITORAGGIO E AI SERVIZI ESTERNI (AD ES. SOCIAL NETWORK)

Questa è la fase di esecuzione, in cui si mette in pratica quanto deciso nel punto 2) in seguito ai dati di partenza raccolti nel punto 1) applicando le conoscenze di web design SEO.
Terminata questa fase alcune aziende tirano i remi in barca e chiudono la porta del mondo digitale.

Si ottiene un vantaggio, come si vede dal grafico di sotto. Ma è solo l’antipasto.

Le aziende lungimiranti arrivati a questo punto iniziano il vero attacco al mercato per la conquista di nuovi clienti. Inseriscono nella strategia digitale oltre alla consulenza SEO che prevede un piano editoriale, anche la gestione social network professionale.

Se fai bene le fasi 1, 2 e 3 arrivi al punto 1 di questo grafico: raddoppi il numero di keyword indicizzate in maniera stabile, il traffico aumenta un po’, ma le prime keyword che si indicizzano non guidano un traffico enorme al sito. Serve una spinta.

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Digital marketing sanitario: l’ingegnerizzazione del ciclo

Per capitalizzare i risultati e renderli stabili il digital marketing sanitario prevede ora l’ingegnerizzazione del ciclo guidato dai dati (data driven):

  1. CREAZIONE DI ANNUNCI ADWORDS
  2. CREAZIONE DI ARTICOLI MIRATI PER IL SITO
  3. MONITORAGGIO DEI RISULTATI.
  4. OTTIMIZZAZIONE DEGLI ANNUNCI ADWORDS
  5. CREAZIONE DI NUOVI ARTICOLI
  6. MONITORAGGIO DEI RISULTATI…
    …e ricomincia…

Questa quarta fase è in realtà un ciclo che si ripete continuamente e consente di scalare la vetta dei motori di ricerca e di moltiplicare i clienti.

I soldi veri li crei qui. 

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Per un sito web appena nato la creazione di annunci Adwords è uno dei pochi sistemi utili (insieme alle sponsorizzazioni sui social network e alle pubbliche relazioni) per portare immediatamente traffico sul sito web. Gli utenti che digitano specifiche ricerche trovano il tuo sito grazie all’annuncio Adwords, cliccano, navigano, Google Analytics registra il loro comportamento, e poi noi analizziamo in forma aggregata i dati per capire cosa interessa e cosa non piace al pubblico arrivato sul sito web. Se siamo stati bravi parte di questo pubblico prenota una visita chiamando o scrivendo una mail.

Gestione Google Adwords: reach a pagamento per migliorare il posizionamento organico

Gli annunci vanno creati, monitorati e ottimizzati tramite esperimenti perché non si può mai sapere a priori quale testo sia il migliore in assoluto a portarci clienti. A volte un testo semplice e “terra terra” performa molto meglio di un arguto gioco di parole o del classico “azienda leader nel settore”. Oggi Google Adwords permette un livello di complessità così elevato nella costruzione dell’annuncio, che non basterebbero 10 articoli a spiegarne i trucchi. Ammesso che avessimo davvero voglia di raccontarvi i nostri segreti 😉 Il risultato dell’ottimizzazione lo puoi notare nello screenshot qui sotto: il costo medio per click da Luglio a Dicembre è passato da 0,67€ a 0,42€, ottenendo un risparmio di quasi il 40%! 

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Un solo segreto te lo svelo: se hai una opportuna gestione Google Adwords puoi migliorare anche il posizionamento organico del sito. Guarda il grafico più sotto, il punto 2 corrisponde proprio al lancio della prima campagna Adwords.

Nella strategia di comunicazione data driven i dati sono fondamentali e bisogna monitorarli

In questo tipo di strategia di comunicazione data driven accade un po’ come per le auto di Formula 1, i parametri da monitorare sono tanti ed i parametri possono essere favorevoli o sfavorevoli: se li tieni d’occhio hai possibilità di migliorare le cose, e giro dopo giro superare sempre nuovi avversari: la gara per i Motori di Ricerca la vinci solo se sei in prima pagina! Cosa va analizzato continuamente?

  • Statistiche del sito con Google Analytics: dati demografici sugli utenti, frequenza di rimbalzo, percorso di navigazione, pagine preferite.
  • Search Console by Google: quali keyword portano gli utenti a visualizzare e in che percentuale cliccano sul tuo sito?
  • Tool di analisi SEO: migliori keyword posizionate, keyword potenziali, in salita e in discesa, link in ingresso…
  • Google Business: quanto le sedi aziendali, in questo caso le cliniche, appaiono nelle ricerche geolocalizzate e che valore hanno i parametri legati a queste ricerche?
  • Google Adwords: performance dei singoli annunci, costo per click, posizione annuncio, punteggio di qualità dell’annuncio, pertinenza delle keyword, performance delle keyword, performance delle estensioni dell’annuncio, performance globali rispetto ai concorrenti diretti.

L’ottimizzazione quindi non riguarda solo gli annunci Adwords, ma anche le singole pagine del sito e gli articoli pubblicati, le schede google business, in pratica ogni aspetto della presenza online dell’azienda.
I risultati per le visualizzazioni delle schede Google Business li vedi qui sotto, e sono abbastanza eloquenti.

IL GRUPPO DI CLINICHE IN 6 MESI RAGGIUNGE UNA CRESCITA DELLA PRESENZA NELLE RICERCHE GEOLOCALIZZATE QUASI DEL 3000%.

 

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Se questo loop procede in maniera corretta e la strada intrapresa è positiva, accade che il progetto continua a crescere, e così crescono le keyword indicizzate sui motori di ricerca e il traffico sul sito, passando dai punti 2 e successivamente dal punto 3 del grafico. Per capire cosa sta generando l’ascesa costante leggi il paragrafo successivo.

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Appronfondimento sulla SEO: creazione di articoli mirati per il sito e strategia di backlink

La SEO è importantissima per il web marketing sanitario nel lungo periodo. Gli articoli vengono pubblicati su un sito solo per 1 motivo: essere letti (e migliorare in questo modo il posizionamento del sito web). Va da se che devono essere pertinenti al sito per argomento, interessanti da leggere per l’utente, e devono contenere le keyword su cui stiamo puntando per posizionare il sito web sui motori di ricerca. Questi ultimi due aspetti sono correlati, scrivere per il web significa scrivere articoli originali che piacciano MOLTO sia all’utente che a Google, per cui gli articoli con poco testo sono, salvo particolari casi, praticamente inutili per il posizionamento del sito web.

Al contempo va implementata la strategia di acquisizione di backlink, ovvero di link verso il sito web. Se costruiti con criterio i link in ingresso migliorano il posizionamento del sito web e consentono una crescita costante di keyword indicizzate e di traffico.

NOTA BENE: Questa strategia è applicabile a qualunque sito web aziendale,: il caso del digital Marketing Sanitario è solo un esempio. Se applicata con criterio e continuità, questa strategia consente il continuo guadagno di quote di mercato, e se non lo fai tu, lo farà un altro: chiedici quindi una consulenza di marketing per PMI o di marketing sanitario.

Leggi anche l’articolo: Centro Medico Lombardo: l’eccellenza sanitaria a Milano.

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La creazione di un logo dinamico dedicato all’allenamento funzionale

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L’allenamento funzionale è un trend che si è pienamente affermato nel mondo del wellness, una pratica fisica che punta tutto sull’allenamento a corpo libero unito ad una forte attività cardiaca. Questi elementi prevedono di ottenere un corpo tonico e reattivo.

Un cliente ci ha chiesto la creazione di un logo fitness che rispecchiasse tutto questo.

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Logo fitness: progettazione grafica

La progettazione grafica del logo fitness è partita da una considerazione: gli sportivi sono delle persone dalla forte disciplina che fanno parecchi sacrifici per raggiungere i loro obiettivi. Ecco perchè iconicamente abbiamo pensato di rappresentare lo sportivo funzionale come un legionario spartano: un guerriero temprato da ogni sfida ed esercizio che gli si para davanti.

La figura è semplificata nei tratti salienti che rimarcano elementi subito identificabili come l’elmo, lo scudo e il mantello. Lo studio della posa si è concentrato sul voler trasporre l’imponenza del guerriero che imbraccia un’arma atipica: la kettlebell, in quanto spiazzando l’osservatore se ne catalizza maggiormente l’attenzione. La kettlebell è uno strumento tipico del funzionale e, nell’economia della composizione, rappresenta il punto focale.

Ispirandoci al design dell’epoca greco-romana abbiamo utilizzato un font che sembra proprio ricalcare gli antichi manoscritti e conferisce ulteriore solidità al logo.

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Creare un logo dinamico

Per creare un logo dinamico è fondamentale anche l’allineamento della scritta e degli elementi che a prima vista sembrano di contorno, ma che in realtà non lo sono. Riguardo al primo aspetto ci siamo trovati a scegliere tra due opzioni per la collocazione del testo: una con allineamento regolare sotto la figura principale, una con allineamento circolare a voler richiamare la forma delle monete antiche. Sempre per richiamare nell’armonia e nella coerenza della composizione le monete circolanti nell’antica Sparta.

Una volta fissato l’elemento testuale principale, ci siamo concentrati sul secondo aspetto che è rappresentato dalla Kettlebell. Tradizionalmente un logo statico è sempre uguale a sè stesso tuttavia, nel caso del logo dinamico possiamo sostituire degli elementi senza tradire l’anima del logo stesso. Infatti se pensiamo che nel fitness ci sono tantissimi trend di allenamento possiamo anche immaginare cosa potrebbe esserci al posto della Kettlebell: magari un elastico del TRX System o il Power Bag, giusto per fare un paio di esempi.

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Logo dinamico: ultimi ritocchi

Gli ultimi ritocchi del logo dinamico sono stati l’ultima pennelleta per rendere il tutto perfetto ed equilibrato. Dato che volevamo coniugare l’essere un baluardo con la dinamicità che esprime la disciplina sportiva dell’allenamento funzionale ci occorreva un elemento che creasse movimento nell’immagine: un motto collocato in maniera fantasiosa.

Se la vita ti sbatte a terra, tu rialzati con un burpees!

Individuato lo spazio dove collocare il pay off, abbiamo pensato di seguire la curvatura del pennacchio dell’elmo. Così facendo abbiamo conferito la giusta spinta unita alla forza, declinando ulteriormente anche da un punto di vista grafico l’essenza dell’allenamento funzionale.

Leggi anche l’articolo: SEO cosa significa e perché è importante per il marketing.

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