Web reputation – cos’è, come gestirla e strumenti

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Coltivare la web reputation della propria azienda è essenziale. I consumatori sono soggetti attivi: condividono le proprie esperienze, parlano dei brand e si interessano della web reputation aziendale prima ancora di comprare un prodotto o servizio. Lo confermano anche Trustpilot e Trusted Shops: oltre il 40% delle persone legge sempre almeno una recensione prima di acquistare qualcosa. Quasi una persona su due.
Le recensioni non sono però l’unico indicatore da tenere d’occhio: la reputazione web è fatta anche di tanti altri aspetti. Li presentiamo in questo articolo, accanto a consigli e strumenti per avere il controllo di ciò che le persone dicono del tuo brand online.

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Web reputation cos’è

Possiamo definire la reputazione sul web come l’insieme di ciò che viene detto e scritto online del brand dalle persone e dai media. Ogni commento, ogni conversazione, ogni recensione lascia trasparire l’opinione che gli utenti hanno di un prodotto e della sua azienda.

Sono tre gli indicatori che ci aiutano a valutare la reputation web di un brand:

  • Il buzz, ovvero quanto le persone stanno parlando del brand. Viene calcolato con un’analisi quantitativa, contando le conversazioni che includono una menzione al marchio.
  • Il sentiment. Una volta definita la quantità delle conversazioni, se ne stabilisce la qualità. Il sentiment ci dice se le persone parlano del brand in maniera positiva, negativa o neutra.
  • L’influenza. A volte non basta solo valutare la quantità e la qualità delle conversazioni ma è anche necessario analizzare le fonti, ovvero chi le conversazioni le inizia. Un commento negativo da parte di un influencer non ha certamente lo stesso peso di un commento fatto da una persona qualsiasi. Analizzare l’influenza di chi parla del brand significa valutarne la reach (le persone raggiunte), la rilevanza (quanto l’influencer è esperto del settore) e la risonanza (quanto il suo messaggio è stato ricondiviso o commentato).

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Web reputation personale e web reputation aziendale

Esistono due tipi di web reputation: la reputazione personale e la reputazione aziendale.
Prima dei brand, anche noi in quanto individui abbiamo una reputazione da difendere e coltivare. Online lo possiamo fare facilmente dai nostri profili social, dal sito web personale e in generale con tutte le nostre attività che lasciano tracce digitali.
La web reputation aziendale è alquanto differente perché se quando si parla di reputazione personale le uniche persone coinvolte nel discorso siamo noi, quando si parla di aziende i soggetti si moltiplicano. Dipendenti, investitori, fornitori, clienti tutti possono dire la propria e tutti hanno il potere di influenzare la reputazione internet del brand.
Per questo è importante affidare la gestione della web reputation a degli esperti, magari una web agency a Milano, persone in grado di monitorare il web, costruire in positivo e gestire eventuali crisi.

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Reputazione web – come gestirla

Warren Buffet è solito dire che ci vogliono vent’anni per costruire una buona reputazione e solo cinque minuti per rovinarla. Per costruire una buona reputazione dunque ci vuole tempo e bisogna lavorare su più fronti. Ad esempio:

  • Il community management sui canali social. Rispondere ai messaggi, moderare i commenti e interagire con gli utenti sono azioni fondamentali per costruire reputazione sul web.
  • Lavorare sulla website reputation, la reputazione del sito web. Si aumenta costruendo una rete di citazioni e link provenienti da domini autorevoli che rimandano al tuo portale.
  • Stimolare le recensioni positive. Ogni volta che si è certi di aver soddisfatto un cliente, invogliarlo a lasciare una recensione è importante per la reputazione web del brand.

Anche coltivando la reputazione internet dell’azienda in maniera doviziosa, prima o poi può capitare a tutti di dover affrontare una crisi reputazionale. Una crisi può nascere da un fatto spiacevole accaduto, un cattivo comportamento, un cliente problematico o dalla denuncia da parte delle persone di qualcosa che viene detto online o offline. In ogni caso, l’unica regola sempre valida di fronte a una crisi di reputazione è che va gestita. L’errore più grande che può essere commesso è fare finta di niente.

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Reputation web – strumenti

Chiudiamo questo articolo sulla web reputation aziendale condividendo alcuni strumenti che possono essere utili a gestire la reputazione su internet del tuo brand. Il primo è Google Trends. Si tratta di un tool gratuito che permette di fare un’analisi ampia non solo sulla quantità delle conversazioni online sul brand, ma anche sul proprio settore di appartenenza in generale.

Google Alert è un altro strumento di casa Google che permette invece di ricevere una notifica e una mail ogni volta che qualcuno online parla della tua azienda.

Se hai delle sponsorizzazioni attive su Google Adwords, lo strumento delle parole chiave della piattaforma è un altro tool utile per gestire la web reputation. Grazie a esso si possono analizzare le query e le keyword con cui le persone ti trovano e individuare eventuali nicchie interessanti.

Esistono infine diverse piattaforme premium come Talkwalker che forniscono una panoramica più completa, approfondita e in real time su tutto il conversato online che ti riguarda.

Leggi anche l’articolo: 8 motivi sul perché dovresti aggiornare il tuo sito web

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A cosa serve un sito web?

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Hai mai pensato a cosa serve un sito internet? La risposta è molto semplice: serve a chiunque vuole promuovere la propria attività (professionale o di ricreativa) e farsi trovare da un pubblico il più esteso possibile e in target con i suoi prodotti e servizi.
Ciò vale quindi sia che prendiamo in considerazione un’azienda che una startup, una non-profit e un libero professionista, un’artista e una squadra sportiva. Secondo una statistica nel 2022 la popolazione italiana connessa a internet sfiora i 43 milioni: praticamente tutti escluso bambini molto piccoli e anziani molto in là con l’età.
Questo significa che se vuoi farti conoscere devi essere presente online.

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Ti sei mai chiesto: a cosa serve avere un sito web?

Entriamo più in profondità su come mai serve creare un sito web. Non esiste una risposta univoca a questa domanda. In primo luogo il sito web è a tutti gli effetti uno strumento di marketing. Sia nel caso della creazione di un sito web vetrina o di un e-commerce, un sito internet è fondamentale per arrivare a potenziali clienti. Un sito web è come un’estensione digitale della classica brochure aziendale / catalogo cartaceo. Ti presenta agli utenti del web, illustra la tua attività e i valori del tuo brand, nonché la tua Unique Value Proposition. Inoltre fornisce la possibilità di metterti direttamente in contatto con il tuo target di riferimento.

Con l’avvento dei social media spesso si tende a trascurare l’importanza di avere un sito web: tuttavia si tratta di due asset molto diversi, poiché i primi non rappresentano uno spazio proprietario. Per capirci il lavoro sui social media è più simile ad apparire in uno spot all’interno di un programma televisivo, mentre il sito web equivale a possedere l’intero canale tv!
La strategia comunicativa più efficace è affiancare pagine social a sito web, in modo da aumentare la propria presenza online e avere un totale controllo della propria immagine.

Nonostante un sito web è sempre preferibile al possesso della sola pagina social, è necessario avere chiaro il suo scopo nel momento in cui si progetta: promozione di determinati servizi, raccoglimento di contatti per il Direct Marketing, vendita di prodotti online e così via…

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A cosa serve un sito internet nella strategia di comunicazione

La creazione di un’immagine riconoscibile, concreta e affidabile attraverso un sito internet è fondamentale per rafforzare la propria brand identity e fidelizzare i clienti. Ma a cosa serve un sito internet quando si ha già una presenza importante sui social media? Un sito web ti fornisce la possibilità di personalizzare senza vincoli uno spazio tuo al 100%. A differenza dei social media, il sito non è soggetto al cambiamento degli algoritmi che possono penalizzare la tua attività.
Sul sito il traffico arriva in maniera diretta (biglietto da visita, brochure, passaparola, networking…)  o grazie all’ottimizzazione per i motori di ricerca che si ottiene attraverso la consulenza SEO.

Avere sia un sito su internet, che una pagina social consente inoltre di rafforzare la propria comunicazione mediante un percorso virtuoso inserendo link in uscita e in entrata che instrada i contatti da un canale all’altro.

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Cosa inserire in un sito web

La prima cosa da fare per garantire al brand autorevolezza è quella di comprare un dominio con il nome del brand stesso. In questo modo possiamo posizionare sui motori di ricerca la root del dominio inserendo il nome del brand come keyword. A quel dominio va legata anche la mail aziendale, ad es. info@nomeazienda.it.

Una volta che abbiamo il dominio passiamo alla domanda successiva: cosa inserire in un sito web?

Per quando concerne i contenuti è bene valutare delle strutture da landing page per le pagine destinate ai servizi / prodotti che si vogliono proporre, e pensare ad una parte del sito in costante aggiornamento: questo aspetto è fondamentale per i motori di ricerca. Per cui si può costruire una sezione con contenuti dinamici come un blog informativo che possa far interessare le persone al nostro brand e mostrarci come voce autorevole nei campi di competenza.

Un’altra prerogativa riguarda il design. Tempo di caricamento, facilità di navigazione, qualità delle immagini e layout hanno una grande importanza. Per di più, la maggior parte del traffico online attualmente arriva da mobile, dunque anche l’ottimizzazione del sito per tutti i dispositivi e nello specifico l’essere mobile-friendly è fondamentale per far sì che l’utente non “rimbalzi” verso altri siti.

All’interno del sito web è importante dare la possibilità di essere contattati direttamente per fidelizzare i rapporti con i consumatori. A seconda che si tratti di un sito display o e-commerce, è necessario inserire la possibilità di richiedere un appuntamento, una consulenza o un preventivo, la registrazione per eventi, e la possibilità di effettuare acquisti. Altri aspetti importanti sono la creazione di una community in cui i consumatori possono entrare e beneficiare di vantaggi esclusivi, l’iscrizione alla newsletter.

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Oggi a cosa serve un sito web?

In definitiva, a cosa serve un sito web oggi? Come nella vita di tutti i giorni la prima impressione online è quella che conta. L’idea che una persona si fa di una PMI o di un professionista attraverso il suo sito web è determinante per un successivo contatto o acquisto. Il web fornisce la possibilità di ampliare potenzialmente il proprio pubblico a tutte le persone nel mondo che dispongono di una connessione a internet. Un sito rappresenta un filo diretto con le persone e un biglietto da visita sempre aggiornabile.

La disponibilità delle informazioni fornite su un sito web è indipendente da qualsiasi limite di tempo e luogo, creando una disponibilità continuativa 24/7. Insomma, un sito web è un investimento per il futuro che permette di mostrare la professionalità di un brand attraverso diversi elementi.

Leggi anche l’articolo: Brand – significato, positioning, awareness e reputation

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Brand – significato, positioning, awareness e reputation

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Brand, marca, marchio, identity, equity, positioning, awareness, reputation. Le parole per raccontare le caratteristiche di un brand sono molte e il rischio di confondersi è sempre dietro l’angolo.
In questo articolo vogliamo mettere un po’ di ordine e accompagnarti in una giungla di termini che nonostante la loro complessità sono ciò che sta alla base di un’azienda di successo e consapevole di se stessa.

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Brand significato

Cominciamo dalla domanda più semplice: cos’è un brand? Il brand è l’insieme di segni, prodotti, valori, attività e reputazione di un’azienda. Si tratta di un sistema complesso, un costrutto attraverso il quale si gioca la relazione dell’impresa con le persone. Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, spiega cosa significa brand con una frase molto semplice e altrettanto chiara: “il tuo brand è ciò che le persone dicono di te quando non sei nella stanza“.
Un brand di successo è riconoscibile, crea fiducia e ha una buona reputazione.

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Brand cos’è e cosa lo distingue da marca e marchio

In italiano la parola “brand” viene tradotta con i termini “marca” e “marchio”. Anche se spesso vengono usati senza distinzione, non hanno esattamente lo stesso significato.

  • La marca è l’insieme degli elementi intangibili tra cui i valori, la percezione delle persone e la personalità di un brand. Il termine “marca” è dunque il più vicino alla definizione di brand data poco fa: potremmo dire che ne è la reale traduzione in italiano.
  • Con marchio si intendono anche tutti gli elementi tangibili. Il logo, i font, i colori, tutto ciò che rende visivamente riconoscibile un brand fa parte del concetto di “marchio”.

Pensiamo ad Adidas per esempio. La sua marca ha a che fare con la nostra opinione sul brand e la sua notorietà. Il suo marchio è invece composto tra le altre cose dalle tre strisce bianche, dal nome e dallo stile dei suoi prodotti.

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Brand Identity e Brand Equity

Ora che abbiamo capito il brand cos’è e qual è il suo significato, siamo pronti a parlare di “brand identity” e “brand equity“.
La brand identity è composta da tutto ciò che il brand dice di se stesso. La vision, la mission, i valori, la personalità, il tono di voce: tutte le caratteristiche di un brand di cui il brand stesso è consapevole ne costituiscono l’identità. Immaginiamo di dover lanciare una nuova attività: in quel momento in cui nessun altro ha ancora visto il nuovo marchio esiste solo la brand identity, ovvero il modo in cui noi da domani vogliamo comunicare con le persone, nel mercato.

Sorella della brand identity è la brand equity. Se la brand identity è ciò che il brand dice di se stesso, la brand equity è ciò che gli altri dicono del brand. Si parla di brand equity per sottolineare il valore che il brand riesce a generare non tanto grazie alle caratteristiche intrinseche di un prodotto, quanto alla percezione che le persone hanno di quel prodotto o servizio. La brand equity è il valore aggiunto, è il motivo per cui una giacca del marchio Patagonia non è uguale a una qualsiasi altra giacca da escursionismo simile.

Brand positioning

Un aspetto importante di cos’è il brand è dato dalla sua posizione rispetto ai competitor. Il brand positioning è il modo in cui noi consumatori mettiamo a confronto le varie marche. È come se ognuno di noi immaginasse costantemente una mappa, uno schema per ogni qualità: eleganza, comodità, simpatia, serietà, ecc… All’interno di queste mappe riusciamo sempre immediatamente a posizionare un brand rispetto a un altro. Ecco che Gucci è più elegante di Legea, Coca Cola è più simpatica di Martini e i confronti potrebbero proseguire.

Essere consapevoli del proprio posizionamento rispetto ai competitor permette ai brand di modulare il modo in cui comunicano alle persone, affermando e sfruttando la propria unicità.

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Brand awareness e brand reputation

Un brand non esiste se nessuno lo conosce. La brand awareness è il grado di riconoscibilità di un brand e si articola su tre livelli:

  • Top of mind: un brand che occupa questa posizione è il primo in assoluto che le persone associano con una determinata categoria merceologica.
  • Unaided awareness: ovvero le persone sono capaci di ricordare il brand di fronte a una domanda generica del tipo “quali marche di gelato conosci?”.
  • Aided awareness: ovvero le persone riconoscono il brand ma solo se una persona gliene parla direttamente.

Mentre l’analisi dell’awareness calcola quanto un brand è noto, la brand reputation punta a scoprire la “qualità” di questa notorietà. Una grande parte di cosa vuol dire brand reputation è data dall’opinione delle persone. Sulla reputazione influiscono anche la qualità dei prodotti, le attività della marca in comunicazione, le reti di relazioni con soggetti terzi costruite nel tempo (ad esempio agenzie, stampa, competitor, rivenditori) e molto altro. Per mantenere una buona reputazione bisogna porre attenzione e cura in tutti questi aspetti, coltivandoli negli anni.

Leggi anche l’articolo: A cosa serve un sito web?

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8 motivi sul perché dovresti aggiornare il tuo sito web

Internet cambia alla velocità della luce. La rete di cinque anni fa è molto diversa da quella di oggi. Aggiornare il sito web di un’azienda è importante per molti motivi. Design, sicurezza, velocità, SEO, sono tutti aspetti che vanno continuamente rivisti e migliorati. Oggi il sito web di un brand è la sua casa, la vetrina del suo negozio più frequentato. Ogni giorno decine, centinaia, migliaia di persone visitano il sito della tua azienda e come quando arriva un ospite a casa, vuoi che tutto sia al suo posto.
Ecco quindi 8 motivi per cui è il momento di fare un aggiornamento del tuo sito web.

Aggiornare il sito web per essere al passo coi tempi

La prima ragione è semplice: aggiornare un sito web significa stare al passo coi tempi. Come nel fashion, anche il digitale è percorso da mode, trend grafici e visivi che fanno percepire un sito come vecchio o come nuovo. Ripensare al layout e alla grafica del proprio sito significa essere percepiti dalle persone come un brand vivace, attento ai trend, fresco, aggiornato.

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Per aumentare la sicurezza del sito web

Spesso si aggiornano i siti web per aumentarne la sicurezza. Esattamente come i sistemi operativi e i browser, anche i siti hanno bisogno di rivedere in continuazione il modo in cui si proteggono da virus e attacchi di hacker e bot malintenzionati. Questo perché le minacce si fanno sempre più sofisticate e le difese devono poter seguire a stretto giro.

Quando un sito web aziendale viene aggiornato, è importante utilizzare un sistema di backup per assicurarsi di poter tornare indietro senza perdere il lavoro fatto nel tempo. Infatti, effettuando aggiornamenti sostanziali, si rischia di generare incompatibilità ed errori critici tra i vari elementi che compongono il sito. Per questo nel servizio della creazione siti web offerto da Geofelix è previsto sempre un sistema di questo tipo, utile soprattutto quando si devono aggiornare gli elementi “core” del sito come l’architettura WordPress o importanti plug-in come Elementor e Woocommerce.

Dunque è importante aumentare le difese del sito aziendale con degli aggiornamenti periodici, ma è anche fondamentale che l’aggiornamento in sé sia fatto in totale sicurezza.

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Per aumentare la velocità

Uno dei motivi più popolari per aggiornare siti web è aumentarne la velocità. Plug-in obsoleti e risorse pesanti rallentano i tempi di caricamento del sito e ormai si sa: le persone non sono più disposte ad aspettare molti secondi che una pagina si apra. L’aggiornamento che permette di aumentare la velocità è sia tecnico che contenutistico. Paradossalmente alcuni plug-in di caching possono risultare dannosi per il caricamento rapido del sito, oppure un database con delle immagini troppo pesanti e non ottimizzate per il web mina seriamente le prestazioni.

Aggiornamento siti web per il posizionamento su Google

Gli aggiornamenti dei siti web si fanno anche per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, Google in primis. Innanzitutto è bene rivedere la struttura delle pagine per capire se sia i titoli, che le keyword, che i link interni sono correttamente posizionati secondo le regole empiriche della SEO. Poi è bene avere dei contenuti sempre nuovi sul proprio sito: una landing page dedicata ad un nuovo servizio o prodotto, articoli di approfondimento, nuove immagini da posizionare negli slideshow e così via.

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Aggiornare il sito web per la compatibilità con i browser

Un altro motivo tecnico per fare un aggiornamento del sito web è la compatibilità con i browser. Google Chrome, Safari, Mozilla Firefox e in generale tutti i browser vengono costantemente aggiornati e, a lungo andare, non supportano più alcuni script: si rischia quindi di avere degli spazi vuoti nel caricamento delle pagine, o addirittura errori non riconosciuti.

Aggiornamento sito web per migliorare la navigazione

La User Experience (UX) è importantissima per un sito web aziendale. L’utente deve essere in grado di trovare sempre tutto quello di cui ha bisogno e di farlo in pochi clic. A volte i menù sono iper-strutturati e questo crea un senso di confusione. Inoltre, altro aspetto essenziale, il sito deve essere perfettamente visibile e navigabile da smartphone: le persone ormai navigano essenzialmente da mobile. Se ti accorgi che il tuo sito è complicato da navigare o con immagine tagliate a metà o peggio se lo vedi dal telefonino, forse è arrivato il momento di aggiornarlo.

Come aggiornare siti web per riflettere i cambiamenti del marchio

Quando un brand è vivace cambia spesso volto. Può cambiare il look delle foto che accompagnano i prodotti/servizi, il logo, i font, i colori del brand o tutta la brand identity. Se un marchio cambia, il suo sito web deve riflettere questo cambiamento. Il rebranding può essere un occasione per dare una rinfrescata al sito, adottando un design al passo coi tempi. Anche la palette pensata durante la progettazione grafica va di pari passo con i nuovi valori che il marchio vuole esprimere: basti pensare ai temi eco-sostenibili di cui molto brand ora sono convinti sostenitori.

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Per attirare nuovi clienti

Gli aggiornamenti di siti web vengono fatti anche per attirare nuovi clienti. Questo tipo di aggiornamento è contenutistico e spesso passa attraverso la scrittura di articoli e testi statici che parlano all’audience che si vuole attirare. Ogni sito web parla ad un determinato tipo di pubblico target e possono verificarsi due scenari: il sito si accorge che la strategia di comunicazione avuta finora non è efficace per il suo target e quindi vuole cambiare; le personas finali di riferimento individuate inizialmente sono cambiate nel corso del tempo e quindi bisogna editare sul sito le sezioni specifiche.

Leggi anche l’articolo: Meccanismo unico marketing: perché è fondamentale per vendere

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Siti web aziendali: caratteristiche principali, obblighi di legge

Si stima che in Italia almeno un’azienda su tre non abbia ancora il proprio sito web aziendale. Nel momento storico in cui ci troviamo si tratta di un elemento imprescindibile: è il cuore della tua identità digitale, l’interfaccia principale tra te e i tuoi clienti e, se vendi prodotti o servizi online, è anche il luogo dove avviene la magia dell’acquisto.

I siti web aziendali sono molte cose (una vetrina, un racconto, un negozio, un sistema di prenotazioni…) e possono rispondere a diversi obiettivi. In questo articolo scopriamo tutto ciò che c’è da sapere sulla creazione e sullo sviluppo di siti web aziendali.

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Siti web aziendali: strategia

La prima cosa da definire per creare il sito web aziendale è una strategia. Perché vuoi creare il sito aziendale? Quali sono gli obiettivi che vuoi raggiungere attraverso questo asset? Per aiutarti nella definizione della strategia, ecco i principali obiettivi dei siti web aziendali:

  • Comunicare con il proprio target. Il sito web aziendale è il luogo in cui il brand si presenta e ha la possibilità di comunicare un messaggio in uno spazio in cui è libero di fare ciò che vuole nella forma che vuole, perché di sua proprietà. Sul sito puoi anche aprire dei canali di contatto con i tuoi clienti: servizi di supporto, chatbot, mail, ecc…
  • Dare visibilità all’impresa. La creazione di siti web aziendali è un’opportunità per aumentare l’awareness dell’impresa. Grazie a una strategia SEO ben implementata, il sito può comparire nei primi risultati nelle pagina di ricerca.
  • Vendere. Il sito di un’azienda può anche avere come scopo la vendita. Si tratta di un canale proprietario che può essere scritto, disegnato e progettato nei minimi dettagli per favorire la vendita: magari attraverso il funnel marketing.

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Realizzazione siti web aziendali: caratteristiche principali

Una volta definita la strategia, si passa alla realizzazione siti web aziendali. Ecco che è importante conoscere le caratteristiche di un buon sito, tratti da tenere in considerazione nella fase di sviluppo. Ne abbiamo raccolti alcuni:

Funzionale

Prima di tutto, il sito deve rispondere all’obiettivo che gli è stato dato. Testi, articoli, grafiche, sezioni, tutto deve andare nella stessa direzione: essere facilmente utilizzabile dall’utente. Il sito fatto bene è chiaro da usare alla prima visita, le informazioni si trovano facilmente, la grafica rispetta criteri di fruibilità prima che di artisticità.

Responsive

Il sito deve adattare la sua struttura e i suoi contenuti in base al dispositivo da cui viene aperto. L’esperienza dell’utente da computer non è la stessa di quella di uno da smartphone, per cui ogni versione deve garantire la miglior esperienza dal dispositivo per cui è pensata.

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Veloce

Il sito web aziendale deve caricare in pochi secondi. È provato che le persone non aspettano più di due o tre secondi prima di stancarsi e cambiare pagina. Durante lo sviluppo sito web aziendale è importante far sì che non si perda mai la velocità di caricamento.

Sicuro

I siti web devono sempre rispettare gli standard e le linee guida in fatto di sicurezza. Soprattutto se si raccolgono dati di navigazione o se si gestisce un e-commerce, la sicurezza deve essere una priorità.

Scalabile

I migliori siti web aziendali sono pronti ad accogliere e dimostrare la crescita dell’impresa. Sopportano un traffico elevato, hanno un down time minimo, sono modulari nella creazione di nuove pagine e sezioni dedicate a nuovi prodotti e servizi.

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Creazione siti web aziendali: obblighi di legge

Esistono degli obblighi di legge nel creare sito web aziendale? Anche se non esiste una vera e propria disciplina di riferimento, esistono alcune norme che vanno rispettate.

L’art. 42 della Legge n. 88/2009 obbliga tutte le SRL a includere nel proprio sito le seguenti informazioni: Partita IVA, Codice Fiscale, Indirizzo completo della sede legale, Ragione Sociale, Ufficio del registro presso cui la società è iscritta e numero d’iscrizione, Numero REA, Capitale sociale, sia il versato che quello esistente nelle casse societarie, Stato di liquidazione della società.
Ditte individuali e società non di capitali hanno qualche obbligo in meno.

L’art. 13, D.Lgs. 196/2003 impone di rendere visibile sul sito l’informativa sulla Privacy, il documento dove si specifica come vengono raccolti i dati personali, come vengono trattati e da chi.
E salvo casi rari sussiste anche l’obbligo d’inserire nel proprio sito web aziendale un banner contenente una prima informativa “breve” circa la richiesta di consenso all’uso dei cookie e un link per accedere all’informativa più “estesa”.

Case history dei migliori siti web aziendali

Per vedere tutto ciò che abbiamo detto messo in pratica, abbiamo deciso di presentare due esempi: il sito web aziendale di Cignoli e quello di Arca Etichette. Si tratta di due siti simili nella struttura, ma con qualche differenza interessante. Eccone le caratteristiche più rilevanti:

  • Entrambi usano il protocollo HTTPS, che certifica le connessioni sicure.
  • Entrambi mostrano all’arrivo dell’utente l’informativa breve per la raccolta dei cookie e rimandano a quella completa.
  • Tutti e due sono responsive, si adattano quindi al dispositivo da cui vengono aperti.
  • Il sito di Cignoli presenta l’azienda e rimanda più volte all’e-commerce, poiché questa è la priorità dell’azienda.
  • Il sito di Arca Etichette è attento a direzionare fin da subito le persone in base a ciò che le interessa: da qui il “menù” a categorie che si trova in homepage dedicato ai settori merceologici.
  • Entrambi i siti includono nel footer, la parte bassa dei siti web aziendali, tutte le informazioni necessarie a identificare l’azienda. In questo spazio sono anche riportati la mappa del sito e i canali social dell’impresa.
  • Entrambi i siti caricano molto velocemente.

Leggi anche l’articolo: Meccanismo unico marketing: perché è fondamentale per vendere

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Meccanismo unico marketing: perché è fondamentale per vendere

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Oggi parliamo di una tecnica utilizzata in genere poco e male: il Meccanismo Unico nel marketing. Il Meccanismo Unico è uno dei concetti fondamentali del copywriting / marketing che permette alle aziende di accompagnare il consumatore all’acquisto. Si tratta di una tecnica utilizzata principalmente durante la scrittura dei testi, ma conoscere il Meccanismo Unico del proprio prodotto-servizio è importante anche per il marketing aziendale in generale. Una volta che è chiaro, può essere infatti utilizzato su tutti i media in maniera consapevole.

In questo articolo presentiamo le caratteristiche del Meccanismo Unico e mostriamo qualche esempio di come può essere utilizzato.

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Meccanismo Unico marketing: cosa è, e perché è cruciale 

Il Meccanismo Unico marketing è ciò che spiega al consumatore come manterrai la promessa della Unique Value Proposition. Il tuo prodotto promette un beneficio? Con il Meccanismo Unico spieghi come e perché riesci a far ottenere quel beneficio.
Se operi in un mercato con tanta concorrenza (praticamente tutti), affermare una semplice “promessa” non basta: ci saranno altre decine di competitor pronti a farne una uguale o migliore. Facendo un esempio, non basta dire che “la mia macchina ha la forma più aerodinamica del mercato” perché chiunque e in ogni momento può spararla più grossa.

Il Meccanismo Unico spiega alle persone perché quella è davvero la forma più aerodinamica di tutte.

L’obiettivo del Meccanismo Unico nel copywriting è quello di “mettere un muro” tra te e la competizione. Quel “perché” non deve poter essere copiato né superato da nessuno. Ecco che allora emerge l’importanza del Meccanismo Unico. Che sia in un testo su un e-commerce, in un blog post, su un sito o nel copy di un tv commercial, il meccanismo unico ha il compito di rappresentare il motivo per cui le persone si sentono sicure a scegliere il tuo prodotto.

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Meccanismo Unico marketing: caratteristiche principali 

Quali sono le caratteristiche principali di un Meccanismo Unico marketing?

  • Si tratta innanzitutto di un meccanismo. Un sistema, una fonte, un ragionamento, una tecnologia, un processo, che valida la tua Grande Idea.
  • È unico. Come dice il nome, non può essere copiato da altri. Devi essere l’unico a utilizzarlo, altrimenti perde di senso ed efficacia.
  • È comprensibile. Come tutto in comunicazione, deve arrivare forte e chiaro. Lo devono capire tutti, in particolare il tuo target.
  • Il Meccanismo Unico è credibile. Le persone non sono stupide e le aziende non devono mai affermare qualcosa di chiaramente falso. Come dicono le mamme, tutti i nodi prima o poi vengono al pettine.
  • Il Meccanismo Unico marketing lascia il segno ed è riconoscibile. Dopo che le persone ne vengono a conoscenza la prima volta, non devono poterlo più dimenticare.

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Meccanismo Unico e Grande Idea 

Il Meccanismo Unico viene spesso confuso con la Unique Value Proposition o peggio ancora con la Grande Idea. Quando questo accade il risultato è un ibrido che, citando un famoso adagio, “non è né carne né pesce”. Quando si fa comunicazione (e dunque quando il brand parla) bisogna essere sempre netti, precisi, chiari. Nessuno ricorda le mezze affermazioni.

Ecco che allora la Grande Idea non deve mai mescolarsi con il Meccanismo Unico. La Grande Idea è la tua Unique Selling Proposition, è la caratteristica più innovativa, speciale, audace del tuo prodotto, che lo rende unico.
Il Meccanismo Unico è il motivo per cui la Grande Idea è vera.

Meccanismo Unico nel copywriting: tradurre le parole in vendite

Il Meccanismo Unico nel marketing e nel copywriting serve fondamentalmente a una cosa: tradurre i concetti in parole, e le parole in vendite. Immaginiamo di essere un consumatore e di avere davanti la possibilità di scegliere tra due magliette di brand simili. La promessa è la stessa: “Questa maglietta è fatta di cotone ecosostenibile”. Uno dei due però aggiunge: “a km0 perché è l’unico raccolto in Italia”.

A parità di prezzo e delle altre leve di marketing, è probabile che la scelta del consumatore cadrà sulla maglietta a Km0 poiché oggettivamente più ecosostenibile. Tutto era lo stesso, ma la seconda ha dimostrato di essere più sostenibile del competitor. Ha usato un Meccanismo Unico.

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Meccanismo Unico nel marketing: esempi

Abbiamo già fatto un esempio di Meccanismo Unico marketing, ma in questo paragrafo ne vogliamo scrivere altri due, per rendere il concetto più chiaro.

  • Primo esempio: Levissima

Una delle più celebri acque italiane promette di essere “altissima, purissima e levissima“. In ogni etichetta e su ogni confezione di acque Levissima, troviamo anche il suo Meccanismo Unico: “Dalle Alpi Italiane“. Il fatto che venga dichiarato che quell’acqua viene dalle Alpi, dalle montagne più alte del nostro Paese è il motivo per cui le persone si fidano della promessa di essere prodotta a notevoli altitudini, di essere molto pura e altrettanto leggera. Una suggestione che si crea nella mente del consumatore e che non dimentica più.

  • Secondo esempio: Giovanni Rana

I prodotti di Giovanni Rana non sono molto diversi da tantissimi altri di pasta fresca e la loro promessa può essere riassunta in “pronta in pochi minuti e fatta con ingredienti freschi”. Nulla di nuovo insomma. Il successo del pastificio Rana oggi è ampiamente attribuibile al suo Meccanismo Unico: Giovanni Rana stesso. Quel signore che vedevamo tutti i giorni in televisione da piccoli ha acquisito negli anni un’aura di autorevolezza non indifferente quando si parla di pasta. La sua firma, la sua presenza stessa di imprenditore con le mani nella farina, è appunto la certificazione che quei prodotti sono figli della sua esperienza e sono dunque unici rispetto a tutti gli altri.
Si, questo secondo caso è un po’ al limite e di certo non facile da replicare, ma lo abbiamo voluto citare proprio per far capire che il Meccanismo Unico deve essere senza alcun dubbio UNICO.

E cosa c’è di più unico di un individuo?

Leggi anche l’articolo: Ottenere traffico sul sito a pagamento con Google Adwords

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Ottenere traffico sul sito a pagamento con Google Adwords

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Se la tua attività ha un sito web, hai sicuramente sentito parlare di Google Ads. Conosciuto con il nome storico di Google Adwords, è uno strumento per promuovere il proprio business tramite campagne pubblicitarie online sfruttando gli spazi e i circuiti del più celebre motore di ricerca al mondo. Usare Google Ads significa avere la possibilità di essere posizionato ai primi posti della SERP (Search Engine Results Page, ovvero i risultati di ricerca) e/o di essere promosso in molti dei banner che si incontrano durante la navigazione. Questo permette all’azienda di avere facilmente più visite che possono trasformarsi in vendite.

Sapere come funziona Google Ads è fondamentale per capire come sfruttare tutti i vantaggi ed evitare di gettare al vento il proprio budget. Questa guida si propone di raccontare ad un “civile” come i professionisti utilizzano Google Ads nel modo corretto per e-commerce e siti vetrina / siti aziendali, al fine di fornire strumenti utili a comprendere se il servizio di cui ci si serve sia o meno ottimizzato.
Gestire in maniera efficace Google Ads è molto difficile, GA è uno degli strumenti pubblicitari più complessi a disposizione delle imprese, per cui è bene capirne le potenzialità, ma per evitare di sprecare soldi e tempo la creazione e gestione delle campagne va sempre delegata a una persona esperta.

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Google Ads – cos’è

Iniziamo dalle basi rispondendo alla domanda più semplice: cos’è Google Ads?

Google Ads è una piattaforma che permette di creare campagne pubblicitarie online sulle properties di Google. Le campagne vengono create per obiettivo, target e soprattutto keyword: le parole chiave usate nella ricerca del tuo sito o prodotto. Google Adwords prevede due reti di circolazione degli annunci:

  • La Google Search Network (GSN), ovvero la pagina di ricerca di Google. Qui l’utente è attivo, cercando in prima persona una o più parole chiave.
  • La Google Display Network (GDN), ovvero la rete di banner, video, lightbox, ecc… che l’utente vede passivamente durante la sua navigazione sul web.

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Google Adwords come funziona

Ora che sappiamo cos’è Google Ads, resta da capire come fa Google a scegliere a chi, dove e quando mostrare il nostro annuncio. Per quanto riguarda la GSN, la rete di ricerca, Google Adwords tiene in considerazione tre parametri:

  • Il Quality Score (QS): un punteggio che va da 1 a 10 che misura la qualità dell’annuncio e la pertinenza della pagina di destinazione rispetto le keyword obiettivo.
  • Il Cost per Click (CPC): la spesa necessaria a ottenere un singolo clic rispetto al budget proprio e dei competitor.
  • Le estensioni: una serie di dettagli che rendono completo e appetibile l’annuncio. Si tratta di recensioni, indicazioni geografiche, informazioni di contatto, ecc…

Questi parametri attribuiscono al nostro annuncio una preminenza all’interno della gerarchia dei vari annunci che vorrebbero comparire per una determinata ricerca.
Questa preminenza influenza l’asta automatica che viene effettuata fra tutti gli inserzionisti al fine di decidere la posizione in cui l’annuncio verrà visualizzato.

Quando invece il nostro annuncio è distribuito sulla GDN, la rete dei banner per intenderci, Google tiene conto sempre del budget e della modalità con cui siamo disposti a spenderlo (per click, per mille impressioni o per acquisizione), ma anche delle caratteristiche del target che gli abbiamo indicato. Combinando questi fattori sia in un caso che nell’altro Google decide in che ordine posizionare gli annunci e quando mostrarli.

Come creare una campagna Google Ads

Attivare una campagna su Google Adwords è complicato poiché ogni annuncio ha decine di parametri e di opzioni che danno vita a milioni di combinazioni differenti degli annunci, non tutte utili. Questo vuol dire che tutte le opzioni attinenti al servizio/prodotto vanno compilate strategicamente al fine di ridurre il Costo per Click ed evitare sprechi.

Ecco dunque alcune indicazioni su come creare una campagna su Google Ads:

  • Seleziona le reti su cui vuoi lavorare (GSN e GDN).
  • Imposta un obiettivo. Può essere fare vendite, creare nuovi lead o portare “semplicemente” traffico al sito.
  • Seleziona la località e la lingua del target di riferimento. Questo determina dove e a chi verrà mostrato il tuo annuncio.
  • Definisci un budget e una modalità di pagamento: per click, per mille impression o per acquisizioni (ove possibile).
  • Imposta le keyword cercando di coprire al meglio il search intent dell’utente che vuoi ragggiungere
  • Crea l’annuncio dinamico utilizzando titoli e descrizioni appropriate alle keyword e alla pagina di destinazione
  • Arricchisci l’annuncio con tutte le estensioni applicabili.

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Come utilizzare Google Ads per il sito vetrina o per l’e-commerce

Google Ads è lo strumento ideale per promuovere il proprio sito aziendale o il proprio e-commerce. Da un lato permette di proteggere il tuo brand risultando tra i primi sulla keyword branded, anche in presenza di altri competitor. Dall’altro porta traffico al sito concentrandosi sulle persone che già sono in cerca genericamente di un prodotto/servizio come il tuo, aiutandoti a trasformarle in contatti e poi vendite.

Imparare come usare Google Ads è dunque importante per prendere coscienza delle potenzialità di questo tool e integrarlo nella propria strategia di marketing.

Perché serve un consulente Google Ads

Un consulente Google Ads è un esperto di marketing in grado di consigliare la strategia migliore per fare pubblicità tramite questa piattaforma. Durante una consulenza per Google Ads, è importante far emergere le caratteristiche e i tratti distintivi del prodotto/servizio da promuovere, per poter creare la soluzione più convincente. Perché Google Ads fa una sola cosa, semplice a dirsi ma difficile a farsi: convincere l’utente a cliccare su un link!

Il rischio di attivare campagne da soli è quello di non farlo nel modo giusto e sprecare quasi interamente il budget pubblicitario che si ha a disposizione.

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Come inserire la consulenza Google Ads in un progetto di comunicazione

Come avrai capito Google Ads è uno dei tool più potenti per portare traffico in target sul tuo sito, ma da solo non può fare i miracoli. Al fine di trasformare questo traffico in contatti o vendite è fondamentale che la consulenza Google Ads sia integrata in un progetto di comunicazione.
Accanto alle Ads bisogna avere ad esempio:

Questo perché gli annunci Google ci permettono di portare persone in target sul sito, ma da quel punto in poi sta al sito convincerli all’acquisto o al contatto.

Leggi anche l’articolo: Meccanismo unico marketing: perché è fondamentale per vendere

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Hosting: cosa è, come funziona, tipologie

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Ogni sito web ha bisogno di uno servizio hosting, un computer (un server)  in cui salvare tutti i contenuti e il codice necessario a far funzionare il sito (che spesso si esegue come un programma) e quindi a visualizzarlo tramite browser. Un servizio di web hosting deve essere sicuro e affidabile:

  • Sicuro, perché rischi di essere vittima di cyber-attacchi e non poter accedere al proprio sito per periodi di tempo più o meno lunghi, o peggio ancora di perdere i dati dei tuoi clienti dovendo eventualmente effettuare una comunicazione al Garante.
  • Affidabile, poiché il server deve poter avere abbastanza risorse (RAM, CPU) da poter mostrare il sito a tutti gli utenti anche in caso di un picco di traffico.

Scegliere l’hosting giusto è quindi un passo importante per aprire un sito web veloce e protetto.

In questo articolo esploriamo nel dettaglio le tipologie di hosting web disponibili oggi, elencandone vantaggi e svantaggi.

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Hosting – cosa è

Possiamo pensare all’hosting come a un grande computer. In questo grande computer dobbiamo inserire tutto ciò che riguarda e compone un sito web: le immagini, il testo, il programma che fa funzionare il sito internet e lo fornisce ai browser. Ad es. per siti WordPress questo programma è l’insieme di Tema, Plug-in e di WordPress stesso.

Nella pratica questo “grande computer” è un server, ovvero un computer fisico o virtuale posto in una server farm in luogo preciso del mondo. Anche se siamo abituati a pensare a internet come qualcosa di etereo e impalpabile, la rete che oggi connette il mondo intero è fatta di macchine e migliaia di chilometri di cavi: oggetti assolutamente concreti! La posizione del web server hosting, così come il modo in cui è gestito (sistema operativo, stack software, hardware, banda) influisce sulla velocità, la sicurezza e la grandezza che può raggiungere un sito.

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Web hosting – come funziona

Cosa succede quando l’utente digita sulla barra del browser l’indirizzo di un sito web? Il nome di dominio compone l’URL (indirizzo), per esempio geofelix.com è il nome di dominio, mentre www.geofelix.com è l’url che viene tradotto innanzitutto in un indirizzo, chiamato indirizzo IP. Questo indirizzo è il posto fisico in cui si trova il server dentro cui è ospitato il sito, e l’utente viene instradato a raggiungere questo indirizzo dalla rete.

A questo punto il server accoglie la richiesta dell’utente e gli trasmette il contenuto della pagina web in formato HTML. Nel caso ad esempio di WordPress quindi, il server elabora il codice del sito, unisce tutti i file e le risorse grafiche, crea una pagina HTML e la invia all’utente. Questo è quello che accade nei secondi in cui aspettiamo il caricamento di un sito. A parità di connessione, la velocità di apertura dipende dal server e dall’host web scelto (oltre che dalla velocità delle connessioni di utente e server stesso).

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Tipologie hosting web

Esistono 4 tipologie di host sito web:

  • Spazio hosting condiviso
  • Host web VPS
  • Cloud web server hosting
  • Host sito web su server dedicato

Per scegliere quello più adatto, bisogna valutare tre fattori:

  • La dimensione del sito: ovvero quanto è grande e articolato, se comprende video e immagini o meno, se ha molte pagine o solamente due o tre.
  • Il traffico previsto: ovvero il numero di persone che prevediamo lo visiteranno.
  • La crescita prevista: ovvero se si tratta di un sito che rimarrà sempre più o meno uguale a se stesso in termini sia di contenuti che di traffico, oppure se il suo obiettivo è quello di espandersi il più possibile tramite magari una sezione blog e news.
  • La complessità del sito: ovvero se ad esempio si tratta di un ecommerce o di una struttura in cui gli utenti si registrano, oppure se è solo una vetrina.

Spazio hosting condiviso – vantaggi e svantaggi

Lo spazio hosting condiviso rappresenta la soluzione più economica per un servizio di hosting. Qui il server viene condiviso con più siti web contemporaneamente a discrezione del venditore, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. Il vantaggio principale è quello di costo, dato che si tratta di un “computer condiviso”, mentre lo svantaggio più grande è legato alla profonda lentezza e ai picchi di traffico.

Uno spazio hosting condiviso non può gestire i picchi di traffico come quelli che avvengono in corrispondenza di una campagna marketing PMI per esempio. Essendo lo spazio limitato, appena uno dei siti in co-hosting richiede più “risorse” del solito, tutti gli altri potrebbero avere dei problemi di accesso e connessione. Se il sito va offline anche temporaneamente, potrebbe perdere posizioni lato SEO e indicizzazione su Google.
Inoltre in generale per massimizzare i guadagni, viene assegnata una scarsa capacità di elaborazione e RAM al sito su hosting condiviso, per cui il sito sarà molto lento sia per gli utenti, sia per il titolare che vuole aggiornare le informazioni o caricare i prodotti nell’ecommerce.

Host web VPS – vantaggi e svantaggi

VPS sta per Virtual Private Server. Si tratta sempre di un server fisicamente condiviso, ma questa volta ogni sito ha a disposizione uno spazio e un certo numero di risorse assegnate in esclusiva. Si elimina quindi il problema della dipendenza dall’attività altrui, ma il sito non viene sfruttato al suo massimo potenziale in quanto il codice del VPS difficilmente può essere ottimizzato per il sito.
Per questo, solitamente un servizio gestito di host web in VPS costa un poco di più rispetto a un normale spazio hosting condiviso.

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Cloud web server hosting – vantaggi e svantaggi

Il web hosting in cloud è una delle novità degli ultimi anni. Praticamente, invece di affittare un unico server, si compra semplicemente un servizio di hosting con un determinato spazio e una determinata banda. I server in cloud decideranno poi in autonomia come gestire i dati del sito e le richieste di visita. Se uno è occupato, ce ne sarà sempre un altro disponibile.

Un secondo vantaggio del cloud web server hosting è la posizione: essendo un servizio decentralizzato la rete può scegliere il server più vicino all’utente, diminuendo così i tempi di caricamento della pagina. Inoltre, caratteristica davvero più significativa, è possibile scalare la capacità di un cloud hosting quasi all’infinito, poiché non vi è una limitazione hardware al server che elabora il sito.
L’host sito web in cloud è la soluzione più costosa proprio per la sua versatilità e qualità.

Host sito web su server dedicato – vantaggi e svantaggi

L’ultimo modo per fare web hosting è l’acquisto di un server dedicato. Si tratta di una strada percorsa da grandi siti con molto traffico perché permette di gestire autonomamente le caratteristiche del server. È simile ad avere un proprio server in loco. L’hosting su server dedicato richiede una gestione e una manutenzione costanti, ma rappresenta la soluzione più sicura per siti con migliaia di accessi al giorno.
Inoltre il sistema operativo e l’architettura del server dedicato sono impostati dal sistemista, per cui è possibile ottimizzare le performance del server in base al tipo di siti che vi vengono ospitati, in quanto è tutto completamente personalizzato.

L’ hosting su server dedicato è ciò che propongono le web agency che vogliono garantire alte performance a costi sostenibili, e per garantire al cliente anche un pronto intervento e ripristino nel caso di qualunque tipo di problema.

Leggi anche l’articolo: CMS WordPress: definizione, caratteristiche, vantaggi

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CMS WordPress: definizione, caratteristiche, vantaggi

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Finalmente è arrivato il momento di lanciare il sito web della tua azienda. Nonostante molti la facciano sembrare una cosa semplice, in realtà non è così immediata: hosting, CMS, WordPress e PHP sono una giungla che nasconde numerose insidie e costi per il titolare del sito. Per evitare di restare impantanati nelle sabbie mobili del web è importante quindi affidarsi ad una web agency con esperienza. Cominciamo dalle basi: il primo passo per creare un sito web facile da gestire è scegliere un buon CMS. CMS è l’acronimo di Content Management System, ovvero un programma che ti permette di gestire i contenuti delle tue pagine in modo semplice e veloce. Avere un sito creato con CMS consente la massima semplicità d’uso e aggiornamento anche per i non esperti.

Esistono diversi tipi di CMS, alcuni generalisti, altri specializzati in siti particolari come gli e-commerce. Probabilmente quello che hai sentito nominare più spesso è WordPress: si tratta del CMS più popolare in assoluto con più del 43% di tutti siti del mondo e oltre il 60% di quelli realizzati con CMS. In questo articolo raccontiamo nel dettaglio cosa sono e come funzionano i Content Management Systems e approfondiamo il più diffuso: WordPress.

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CMS – definizione

Il binomio CMS – definizione si può articolare nella spiegazione della sigla che è Content Management System. Ma cosa significa davvero? Nel dettaglio, un CMS è un tipo di software più o meno articolato che permette di creare, gestire e modificare i contenuti di un sito web senza ricorrere alla scrittura del codice. Scrivere un articolo, aggiungere una pagina, inserire una mappa, un’immagine o implementare addirittura un e-commerce: queste sono tutte operazioni che vengono gestite dal CMS tramite interfaccia grafica. Prima della loro invenzione, per fare qualsiasi cambiamento a un sito web bisognava saper programmare. Oggi grazie ai CMS non è strettamente necessario.

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CMS – come funziona

Una piattaforma CMS come WordPress si basa su un programma scritto con un linguaggio di programmazione (solitamente PHP o JavaScript) che interagisce con un database, ovvero una serie di tabelle in cui tutti i contenuti del sito sono strutturati in righe e colonne. Ogni volta che un utente apre una pagina o fa una ricerca, il Content Management System interroga il database, andando a recuperare le informazioni richieste e assemblandole sulla pagina web con tutti i file che forniscono l’aspetto grafico del sito (font, foto, testi, paragrafi, formattazione…).
Questa che abbiamo appena descritto è l’infrastruttura del CMS, ovvero quello che sta “sotto il cofano” del sito e con cui gli né i titolari, né gli utenti del sito di solito interagiscono.
L’unico a interagire con l’infrastruttura del CMS è il webmaster, poiché tiene il software aggiornato e al sicuro da attacchi hacker.

CMS WordPress e altri hanno la parte di frontend, quella pubblica e visibile a tutti gli utenti. Infine esiste il backend: ovvero la sezione “privata” in cui entrano titolari e gestori del sito e attraverso la quale si possono creare i contenuti e le pagine del sito. Da questo punto di vista, alcuni CMS sono più flessibili e offrono più possibilità di altri.

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CMS – tipologie

Esistono moltissimi CMS che permettono di creare un sito. Possiamo dividerli in tre grandi categorie:

  • Open-source: si tratta di Content Management Systems senza costi di licenza e il cui codice sorgente è accessibile da chiunque. Sono software collaborativi, migliorati e aggiornati da consorzi e community di appassionati. WordPress e Joomla sono due esempi di CMS open-source.
  • Proprietario: al contrario dei primi, in questo caso il codice sorgente è nascosto e il CMS può essere usato solo dietro pagamento di una chiave di licenza.
  • Software-as-a-Service: anche più semplicemente conosciuti come SaaS, sono piattaforme che esistono nel cloud. L’utente paga un canone mensile o annuale e il fornitore, oltre a tenere attiva la piattaforma, si occupa dell’hosting e del supporto tecnico. Un esempio di questi è Shopify.

 

CMS WordPress – caratteristiche

Creare un sito con WordPress oggi è la scelta migliore nella maggior parte dei casi. Le caratteristiche di questo CMS permettono di manutenere e gestire un sito senza approfondite conoscenze di programmazione, in maniera rapida e con risultati ottimali a livello di infrastruttura web. La popolarità del progetto open-source del CMS WordPress ha permesso la nascita della WordPress Foundation, l’ente che coordina lo sviluppo del CMS e si cura di mantenerlo sempre aggiornato.

Negli anni WordPress ha continuato a migliorarsi ancora e ancora integrando diverse feature tra cui:

  • Gestione delle pagine con modelli
  • URL permanenti che aiutano l’ottimizzazione nei motori di ricerca
  • Editor di testi completo e semplice da usare
  • Supporto multi-autori
  • Gestione dei contenuti tramite categorie
  • Possibilità di specificare i meta-tag
  • Possibilità di bloccare utenti in base al loro indirizzo IP

Queste sono solo alcune delle caratteristiche che un sito WordPress può avere oggi, caratteristiche che vengono integrate e aggiornate di anno in anno.

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CMS WordPress – vantaggi

Un sito WordPress ha diversi vantaggi: vediamo insieme i più importanti.

  • Il primo è senza ombra di dubbio la disponibilità di un grande numero di plug-in. I plug-in sono delle estensioni che si possono installare per svolgere determinate funzioni non native di WordPress.
  • L’interfaccia è un altro motivo per scegliere di fare un sito con WordPress. Perfezionata lungo gli anni, è rapida e intuitiva da navigare in modo da ottimizzare i tempi di produzione.
  • WordPress è un CMS che offre anche svariati temi da cui partire per creare il nostro sito web. Ne esistono sia gratuiti, che a pagamento e presentano diversi gradi di personalizzazione.
  • Indicizzare sito WordPress è un procedimento che fila liscio, se configurato con i giusti crismi riguardo la Search Console e la SEO. WordPress è infatti Google Friendly.
  • Temi, plugin e core di WordPress sono costantemente aggiornati per stare al passo degli aggiornamenti tecnologici di dispositivi e dei browser. La community WordPress in questo è assolutamente unica al mondo, poiché nessun ecosistema si aggiorna così velocemente migliorando in termini qualitativi come questo CMS.
  • Infine, WordPress è un CMS che, nelle giuste mani, può essere reso adeguatamente sicuro. Gli sviluppatori privati e quelli che lavorano con la WordPress Foundation, rilasciano continui aggiornamenti con l’obiettivo di essere meno vulnerabili ai continui attacchi hacker a cui ogni sito è esposto. Inoltre una adeguata infrastruttura server consente di rendere sicuro WordPress.

Leggi anche l’articolo: Unique value proposition: cosa è e perchè ogni azienda deve averla

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Unique value proposition: cosa è e perchè ogni azienda deve averla

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Sul pronào del santuario di Apollo a Delfi è scolpita una delle massime più famose al mondo: “conosci te stesso“. Si tratta di un monito, una frase che i greci si volevano ricordare, perché troppo facile da dimenticare, trascurare.
Inseguire questa massima è importante nella nostra vita personale, ma come ci insegna il marketing anche i brand sono, in fondo, dei soggetti come noi.
Esistono molti strumenti per definire l’identità di un brand o di una PMI e quello più celebre prende il nome di Unique Value Proposition. La UVP è la proposta unica di valore che il brand fa al suo target: è una promessa, un messaggio forte e chiaro che lo contraddistingue rispetto ai competitor.

Essere sul mercato consapevoli di chi siamo e a chi stiamo parlando fa la differenza. Cambia in primis l’azienda e tutte le decisioni che prende, i prodotti che lancia, il modo in cui comunica: tutto tende verso un’unica direzione.
Per essere percepiti come unici e coerenti dal nostro pubblico è importante essere certi della nostra Unique value proposition. In questa guida raccontiamo il processo per trovarla e diamo alcuni esempi utili per vederla in azione.

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Unique value proposition: cos’è?

La Unique value proposition nasce dal concetto di Unique Selling Proposition, formulato da Rosser Reeves nei primi anni ’40 del ‘900.
Reeves era un pubblicitario concreto: detestava i giri di parole, il “fumo” gettato in faccia ai consumatori. Per questo ha sposato la dottrina dell’hard-selling del collega Claude Hopkins. La sua idea era che la pubblicità dovesse comunicare esclusivamente il motivo concreto e unico per cui le persone dovrebbero comprare il tuo prodotto.

Dal 1940 ne è passata di strada e oggi la Unique selling proposition di Reeves si è evoluta in quella che chiamiamo Unique Value Proposition.
La UVP è una frase che esprime in modo univoco e inequivocabile il perché una persona dovrebbe voler a che fare con un brand.
Non è più solo questione di vendita, ma di identità, di valori.

La Unique value proposition, per essere tale, deve soddisfare 3 requisiti:

  • Rilevanza: mettere in chiaro a quale bisogno risponde il nostro prodotto o servizio.
  • Valore: affermare quali benefici porta con sé, in che modo risponde al consumatore.
  • Differenziazione: dire che cosa lo rende unico, diverso rispetto agli altri.

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Unique value proposition: perché è fondamentale nella strategia di comunicazione aziendale

Trovare o rivedere la propria Unique Value Proposition è importante in tutte le fasi dello sviluppo di un business. Se un brand non è ancora sul mercato, la UVP è utile per iniziare col piede giusto e soprattutto per verificare che esista effettivamente uno spazio di mercato non solo economico, ma anche valoriale da occupare.
Un brand che ormai ha un po’ di storia alle spalle invece, può rivedere la propria UVP per correggere il tiro e per adattarsi ai tempi che cambiano.
Come abbiamo ricordato nell’introduzione, i brand sono entità in evoluzione, così come evolve il target che devono raggiungere, per cui mutare è fondamentale: un trentenne cool degli anni ’70 non è uguale a un trentenne cool del 2022!

Per dare un futuro al tuo brand, devi assicurarti di conoscere il ruolo che avrà nella vita delle persone nei prossimi 10, 20 anni e la percezione che le persone avranno del tuo brand attraverso la Unique Value Proposition.

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Unique value proposition: buyer personas

Il primo passo per costruire una buona Unique Value Proposition è conoscere il target, le persone a cui stai parlando.
Per quanto possa sembrare contro-intuitivo, è impossibile stabilire chi siamo senza sapere con chi ci relazioniamo. L’identità è sempre un concetto “relazionale“: ci comportiamo in maniera diversa al lavoro, a casa e a una festa perché in fondo in quel momento siamo persone con identità diverse.
Un buon strumento per conoscere il proprio target è quello delle buyer personas. Si tratta in sostanza di identikit delle persone che ci immaginiamo essere il nostro consumatore ideale.
La descrizione include:

  • Informazioni anagrafiche come età e genere
  • Status sociale, occupazione lavorativa
  • Hobby e passioni
  • Valori e priorità

Una volta stabilito il profilo del target possiamo procedere a capire chi siamo noi per loro, che problema risolviamo e qual è, in definitiva, la nostra Unique Value Proposition.

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Unique value proposition: esempi

Ecco degli esempi di Unique Value Proposition che in poche parole riescono a farci capire immediatamente con quale brand stiamo avendo a che fare e che cosa ci può offrire.

  • Too Good To Go: la UVP è in questo caso già nel nome. Breve e coincisa, parla ai giovani che alla sostenibilità stanno attenti e agli adulti educati a non sprecare mai il cibo.
  • Evernote – controlla il tuo lavoro, organizza la tua vita: questo esempio di Unique Value Proposition si trova nell’headline del sito web dell’azienda. Espone in modo chiaro e sintetico i bisogni a cui risponde l’app.
  • Aperol Spritz – Together we joy: la UVP di Aperol è nel claim. La bevanda promette di essere la compagna perfetta per le serate in gruppo.

Questi sono 3 esempi di Unique Value Proposition. Come avete visto possono assumere forme sempre diverse, ma ciò che conta è che esprimano il motivo per cui le persone dovrebbero voler a che fare con una PMI o un professionista che ha bisogno di una consulenza di marketing sanitario.

Elaborare una Unique Value Proposition è un passaggio complesso e cruciale per un’azienda che deve rivolgersi ad una Web Agency specializzata.

Leggi anche l’articolo: Quali sono i parametri che influenzano la SEO

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